Fiom e Cgil divise su Mirafiori, e Di Pietro sciopera

Gli accordi si firmano o non si firmano. Inoltre lo statuto della Cgil vieta di firmare accordi che sottraggono diritti ai lavoratori”. Così il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha ribadito la sua assoluta contrarietà a qualsiasi firma tecnica in caso di vittoria dei sì al referendum di Mirafiori sull’accordo sottoscritto da Fim e Uilm (che si terrà probabilmente il 13 e 14 gennaio), strategia, questa, ipotizzata dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, con il fine di salvare la rappresentanza Fiom nello stabilimento torinese. Lo stesso Landini ha anche voluto precisare che l’incontro previsto domenica con i vertici della Cgil non sarà incentrato esclusivamente sul caso Fiat, ma risulterà necessario per mettere a punto iniziative complessive, “perché gli accordi di Mirafiori e Pomigliano mettono in discussione l’esistenza stessa del sindacato confederale”.

Proprio del referendum era tornato a parlare ieri Sergio Marchionne, dichiarando che dal voto dei circa 5.800 lavoratori di Mirafiori sull’intesa dipenderà il rilancio dello stabilimento torinese in joint venture con Chrysler. “Non abbiamo lasciato fuori nessuno.- ha tenuto a precisare l’ad del Lingotto – Se al referendum vince il no con il 51% la Fiat non fa l’investimento a Mirafiori. Se il referendum di Mirafiori raggiungerà il 51% di sì andremo avanti con il nostro progetto. Se qualcuno ha deciso di non firmare non significa che io abbia lasciato fuori qualcuno – ha poi ribadito -. La Fiat ha bisogno di libertà gestionale e non può essere condizionata da accordi che non hanno più senso”.

Notizia di oggi è, inoltre, che l’Idv di Antonio Di Pietro parteciperà allo sciopero proclamato dalla Fiom per il 28 gennaio. “Chiediamo un tavolo unico in cui il governo chieda alla Fiat di mantenere la produzione in Italia, anche offrendo incentivi e sgravi,- ha tuonato il leader del movimento politico – ma dall’altra parte chieda all’azienda un passo indietro sull’attacco ai diritti costituzionali e fondamentali dei lavoratori”. Poco dopo, la retromarcia del presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi, ha reso però contraddittoria la posizione dello schieramento Di Pietro: “L’Italia dei valori – ha detto – non può sposare acriticamente le posizioni della Fiom. Il prossimo esecutivo sarà l’occasione giusta per aprire un confronto sulla nostra posizione riguardo alla vicenda”.

Arrivano, intanto, segnali positivi da Piazza Affari: bene i titoli dello spin off del Lingotto con Fiat che guadagna oltre il 7%. Lieve calo per Fiat Industrial ed Exor.

Mauro Sedda