Yara, gli inquirenti hanno deciso: cento testimoni verranno riascoltati

Con il termine loop, in inglese, si intende qualcosa che si richiude su se stesso. Sembrerebbe essere questo il termine più adatto per descrivere lo sviluppo delle indagini circa la scomparsa della tredicenne Yara Gambirasio, apparentemente sparita nel buio di quella ormai lontana sera dello scorso 26 novembre.

La speranza dei familiari e di tutti coloro che seguono da settimane il caso attraverso le tv, i siti e i quotidiani rimane però quella che si riesca a venire a capo di un rompicapo sempre più complesso. A tal proposito, gli inquirenti sembrerebbero intenzionati a ritornare sui testimoni ascoltati in queste settimane.

Per l’esattezza sarebbero quasi cento le persone che meriterebbero di essere nuovamente interrogate, con l’intento di incrociare le dichiarazioni fatte in un primo momento con i nuovi dati, nel frattempo, raccolti. La sensazione è quella che tra chi sta indagando ci sia il sospetto che qualcuno non avrebbe detto la verità, o almeno non nella sua interezza.

Il pensiero corre al giovane Enrico Tironi,  colui che due giorni dopo la scomparsa di Yara, parlando con i primi giornalisti accorsi nel paese di Brembate Sopra, confidò di aver visto la ragazzina parlare con due uomini proprio la sera in cui di Yara si persero le tracce. Enrico andò a parlare con gli inquirenti, contraddicendosi su alcuni passaggi fino al punto da ritenere poco attendibile la sua dichiarazione.

Il giovane ha deciso di trascorrere le ultime settimane, allontanandosi dal paese che l’ha visto – volente o nolente? – balzare sulle prime pagine dei giornali come teste principale in questa inchiesta, in Emilia Romagna presso la casa di alcuni parenti. Oggi però Enrico è di nuovo a Brembate e dovrà tornare a parlare.

A chiederlo stavolta sono la polizia e i carabinieri.

S. O.