MotoGp, pagelle: passione e grinta targata Rossi

Durante l’anno disse che questa stagione non è stata la peggiore a livello tecnico (quella fu il 2007) bensì la più dura a livello fisico e in assoluto la più dolorosa. Caduta ad aprile in motocross con conseguente danno alla spalla destra tutt’ora infortunata e poi la terribile frattura scomposta di tibia e perone rimediata al Mugello. I primi due seri infortuni tutti concentrati in un unico anno. Eppure, anche sportivamente parlando, quest’annata non è da buttare. Il terzo posto nella classifica finale indica infatti un eccellente livello di competitività e l’assoluta voglia di confrontarsi in pista nonostante l’età non sia più un punto a favore. Il campione è ferito, ma non per questo arreso.

Ricerca della messa a punto

Iniziamo questa pagella dal punto più dolente. Se negli anni passati l’alchimia tra Rossi e Jeremy Burgess era perfetta e a tratti “divina”, già nel 2009 ma sopratutto nel 201o qualcosa non è più funzionato. Ad ogni appuntamento del calendario Rossi doveva fare i conti con un set-up non preciso che male si adattava alle sue caratteristiche. Difficoltà di inserimento curva ed eccessiva rigidezza del telaio. Il venerdì il tabellone mostrava il suo nome in posizioni sconfortati, centro-fondo gruppo, mentre il rivale Jorge Lorenzo volava in testa già dopo pochi minuti. Qualcosa quindi deve essere per forza cambiato, non a livello di persone ma a livello gestionale. Non riuscire a trovare la messa a punto ideale è un handicap troppo grande per sperare di vincere nella MotoGp di oggi. Il cambio in Ducati forse porterà la soluzione, o forse non farà altro che acutizzare il problema.

Comportamento in qualifica

Il sabato non era altro che il naturale proseguimento del lavoro (e difficoltà) del venerdì. Quasi tutta la sessione veniva impiegata nella ricerca delle corrette impostazioni e scelte, sacrificando il lavoro nel giro singolo. Solo verso gli ultimi venti minuti si provava a fare crono veloci, ma i risultati molte volte non sono stati soddisfacenti. Tempi non alla altezza dei primissimi e posizioni in griglia poco felici. Si andava dal quarto sino al settimo-ottavo posto. Solo nella primissima parte del campionato l’andamento era positivo (pole position in Francia), ma al rientro dell’infortunio il rendimento è drasticamente calato. La condizione fisica ha influito pesantemente certo, ma dietro vi è un problema strettamente correlato al lavoro di messa a punto nel box, da scovare e cancellare prima dell’inizio del campionato 2011.

Comportamento in gara

Se gli esperti lo considerano uno dei piloti più grandi nella storia del motociclismo ci sarà un motivo. Nonostante i problemi di messa a punto, i dolori fisici ed avversari sempre più giovani e forti, Valentino in più di una occasione si è reso protagonista di vere e proprie imprese che hanno fatto battere il cuore a tutti gli appassionati. Il bellissimo ritorno dall’infortunio in Germania con tanto di duello finale contro Stoner, il faccia a faccia con Lorenzo nella lontana Motegi, la rimonta e vittoria in Malesia e il sudato terzo posto in Australia contro un Hayden particolarmente in palla. Preziose chicche e momenti magici che hanno reso il mondiale più accattivante e bello, ridandoci un po’ di spettacolo dopo i noiosi monologhi degli spagnoli. Se poi si aggiungono anche gli infortuni l’unica cosa da fare è ringraziarlo ed ammirare il suo talento e caparbietà. Gli anni passano ma Valentino continua ad essere il protagonista. L’unico obbiettivo possibile è quello di riprendersi il numero uno, magari in sella a quella moto tutta rossa orgoglio delle motociclistica italiana.

Pressione psicologica

Solo il fatto di essere un nove volte campione del mondo toglie tutti i dubbi. Rossi, oltre ad avere un dono incredibile alla guida, è invincibile anche per quanto riguarda il discorso psicologico. Negli anni si è creato un personaggio inattaccabile, solare, divertente, che piace ai giovani ma anche agli anziani. Il suo lavoro è stato semplicemente quello trasportare il suo carattere anche in pista, evitando inutili maschere o cupi silenzi. Una ferma convinzione nelle proprie capacità ed assoluta sicurezza, fattori che hanno letteralmente triturato gli avversari incontrati in tutti questi anni di motomondiale. Nei momenti più delicati Vale è sempre rimasto se stesso, riuscendo ad amministrare la pressione con una facilità disarmante, segreto che lo ha reso uno dei più forti in questa disciplina. Solo Jorge Lorenzo per ora è riuscito a resistere al suo ego, mimando alla perfezione i suoi meccanismi e costruendosi un personaggio tanto sicuro quanto sereno. Vedremo se effettivamente l’allievo supererà il maestro.

VOTO

Stagione molto intensa ricca di tante sfaccettature. Combattuta visto il livello degli avversari, dolorosa dopo i due infortuni subiti, trionfale grazie ad epici duelli ed inaspettate vittorie. Non è stata perfetta e infatti il titolo è stato perduto, ma non per questo il voto deve essere necessariamente basso. Il 9 può andare bene. Se si rimane fermi al lato puramente sportivo allora forse apparirà un po’ eccessivo, ma errore ben peggiore sarebbe quello di non voler contare le quattro gare saltate per colpa di una gamba rotta e la conseguente rottura dei tendini alla spalla. Inoltre, dal suo rientro le gare sono divenute molto più interessanti ed avvincenti, segno dell’insaziabile voglia di sfida del pesarese. Nello sport conta anche il sentimento, sopratutto in quelli motoristici. E’ la passione il carburante che fa girare tutti gli ingranaggi e quindi deve essere riconosciuta. A febbraio inizieranno i test e per la prima volta vedremo Vale salire sulla desmosedici vestita colo di rosso Ducati. Tante sfide sono state vinte, ma il suo capitolo non è ancora chiuso. Il bello deve ancora venire.

Riccardo Cangini