Luca Zaia, governatore del Veneto, è stato beccato con le mani nella marmellata, scusate, nel sushi.
E’ sicuramente una di quelle polemiche che un politico come Zaia avrebbe voluto volentieri evitare, nonché una di quelle situazioni che non ti aspetti, ma si sa la vita dei personaggi famosi è sempre sotto la luce dei riflettori e così è bastato davvero poco per far piovere sul governatore critiche agguerrite.
Ecco i fatti.
Da qualche giorno, specialmente in Veneto, gira una foto che vede ritratto Zaia in compagnia di Hu Lishuang, ristoratore del comune di Preganziol, in provincia di Treviso, e proprietario del ristorante orientale Wok Sushi. Nello scatto si vede il governatore mentre sorride sorreggendo una portata molta coreografica del tipico cibo orientale. In fin dei conti, non ci sarebbe nulla di male: Zaia, come del resto migliaia di altri italiani, ha imparato ad apprezzare il sushi, se non fosse che lo stesso governatore si è sempre prodigato per apparire il difensore del prodotti locali, il paladino del mangiar veneto – sottintendendo con questa espressione anche l’aggettivo sano – e l’uomo della tolleranza zero verso tutto ciò che non quadra, specie se straniero.
Delusi e risentiti dall’atteggiamento di Zaia, un gruppo di piccoli ristoratori veneti ha alzato la voce: “Con perplessità e discutibilità – affermano – abbiamo mal digerito la foto che ritrae il governatore Zaia con l’amico Marco Hu Lishuang nella serata di Capodanno al ristorante Wok-sushi. Con quale soddisfazione il governatore si batte in difesa dei saporiti prodotti veneti? Le nostre trattorie non sono mai state oggetto di provvedimenti restrittivi, i giornali non hanno mai citato casi di intossicazione registrati per i nostri menù avariati e i prezzi che pratichiamo sono lo specchio dell’onestà e dell’equità. Il nostro lavoro inizia di buon’ora e finisce a notte fonda e il nostro abbigliamento è perfettamente in regola con le disposizione igienico sanitarie. I colleghi ristoratori che propongono invece menù a prezzi concorrenziali, cioè al ribasso, si orientano su alimenti diversi dai nostri che, certamente, il mercato propone”.
Pronta la risposta di Zaia: “E’ vero sono andato a mangiare là, spendendo 19 euro e 50 centesimi, ma non mi sento parte in causa in questa vicenda – dice – non sono un frequentatore dei ristoranti cinesi e resto il governatore della tolleranza zero. Predico bene e razzolo altrettanto bene. E l’ultima volta sono andato al Wok è stata 5 anni fa”.
S. O.