Social network, a Wall Street è febbre Facebook

Facebook e rivali pronti a quotarsi e torna la febbre internet a Wall Street.

Sono in tanti a temere una nuova bolla Web negli Usa dopo che i social network più noti hanno confermato la volontà di quotarsi sulla Borsa di New York. L’entusiasmo è attualmente alle stelle e forse anche per questo LinkedIn, famoso soprattutto perché utilizzato per creare relazioni nell’ambito del lavoro, ha deciso di accelerare i tempi e quotarsi già entro la fine di marzo.

Morgan Stanley, Bank of America e Jp Morgan sono le società di consulenza che a novembre il sito creato da Reid Hoffman nel 2003 ha nominato per la quotazione a Wall Street. Ora si attende soltanto il modulo S-1, che avvia l’iter per lo sbarco in Borsa.

LinkedIn vive grazie alla pubblicità e ai servizi ‘premium’ a pagamento e ha 85 milioni di membri.

Fino ad ora, grazie al fondo Sequoia Capital e le joint venture Grevlor Partner e Bessemer, ha raccolto 100 milioni di dollari di investimenti. Per Shares Post, la piattaforma di scambio dei titoli di società non quotate, il social network varrebbe 2,2 miliardi di dollari.

Da quanto affermato da un portavoce del sito, “la quotazione è una delle opzioni strategiche che stiamo valutando, il nostro principale obiettivo è creare valore nel lungo periodo per i nostri membri e azionisti”.

Per gli analisti Usa, le aziende web come LinkedIn e Zynga, produttore di videogiochi per i social network, vogliono bruciare le tappe e approfittare della febbre che ha colpito gli investitori con le azioni di Facebook, sbarcando in Borsa prima della quotazione del sito creato da Mark Zuckerberg, prevista entro la fine del 2012.

Sebbene non ancora quotate, infatti, le azioni di Facebook stanno registrando richieste record, tanto che Goldman Sachs chiuderà la raccolta degli ordini con largo anticipo rispetto al programma. La corsa al titolo è partito subito dopo la stessa banca ha fatto sapere di aver investito circa 500 milioni nei titoli del re dei social network.

Agli investitori in Facebook sarebbe richiesto un investimento minimo di 2 milioni di dollari e l’obbligo di non cedere i titoli fino al 2013, anche sul mercato secondario. Un investimento minore sarebbe possibile, invece, per i partner di Goldman. L’istituto Usa, si legge sul Sole 24 Ore, riceverà una commissione anticipata del 4%, più il 5% degli eventuali guadagni degli investitori coinvolti nell’operazione. Ulteriori ricavi arriverebbero dalla quotazione di Facebook, sotto forma di commissioni del 4-7% sul valore dell’offerta. Inoltre se Zuckerberg, che ha il 25% delle azioni della società, divenisse cliente di Goldman, questa si potrebbe ritrovare a gestire i suoi fondi e ricavare così altre commissioni.

La Sec, la versione Usa della nostra Consob, timorosa di una bolla Facebook, ha acceso le luci, intanto, sugli scambi nel mercato secondario, fortemente agitati dai roumors sui social network.

Marco Notari