Sono stabili le condizioni di don Pierino Gelmini, ricoverato all’ospedale Santa Maria di Terni dal 4 gennaio scorso per uno scompenso cardiaco seguito da una grave emorragia all’apparato digerente. Il fondatore della Comunità Incontro, che ha trascorso la nottata tra venerdì e sabato tranquillamente, è attualmente degente in terapia intensiva nel reparto di cardiologia.
Il sacerdote, che il prossimo 20 gennaio compirà 86 anni, è vigile e i medici hanno raccomandato il riposo assoluto, limitando allo stretto necessario le visite anche durante l’orario previsto, non avendo ancora sciolto la prognosi.
Il quadro emerge dal bollettino medico emesso stamani dall’Azienda ospedaliera di Terni. A firmarlo il primario del reparto di cardiologia, Enrico Boschetti, e il direttore sanitario dell’ospedale Santa Maria, Leonardo Bartolucci. “Il decorso clinico migliorativo del paziente – si spiega nella nota – è stato interrotto dalla insorgenza, nella mattina di ieri, di un’emorragia digestiva superiore, la causa della quale è risultata essere una gastrite erosiva acuta associata con ulcere duodenali multiple da stress. Queste alterazioni sono state messe in evidenza da un esame endoscopico urgente, durante il quale si è provveduto ad una difficoltosa, ma apparentemente completa, emostasi loco-regionale”. In seguito alla complicanza don Gelmini è stato sottoposto a ripetute trasfusioni di sangue, alla somministrazione endovenosa di inibitori della secrezione gastro-duodenale e alla infusione di farmaci di sostegno della circolazione, “messa a repentaglio dalla combinazione dello scompenso cardiaco con l’emorragia acuta”.
Attualmente non c’è evidenza di sanguinamento e la pressione arteriosa, controllata continuamente, è di nuovo tendente a valori elevati, per cui è stata ripresa terapia con vasodilatatori. “La serietà delle condizioni cliniche del paziente – si sottolinea ancora nel bollettino medico – è stata accentuata dal sanguinamento digestivo, e la prognosi rimane riservata, in quanto le previsioni sul decorso clinico del paziente sono rese più aleatorie dalla possibile recidiva della emorragia”.
Nella casa madre di Molino Silla di Amelia e negli altri centri (164 in Italia e 74 nel resto del mondo, che dall’inizio della loro attività hanno assistito poco meno di 400 mila giovani) la vita è proseguita regolarmente. I giovani ospiti e gli operatori – secondo quanto si è appreso – sono comunque in attesa di «notizie confortanti» dall’ospedale di Terni.
Adriana Ruggeri