Cosa vuole fare Montezemolo da grande? E’ quello che si domandano in tanti, incuriositi dalla presunta “passionaccia” politica scoperta dal patron della Ferrari dopo anni di impegno imprenditoriale? Per il momento l’ex presidente della Fiat non rompe gli indugi, rinforzando senza sosta a ogni occasione che il pensatoio da lui inaugurato, “Italia Futura“, non è uno schieramento politico, ma un movimento teso a favorire i cambiamenti e le riforme di cui il Paese ha bisogno.
Una sorta di corpo alieno, una fucina extraparlamentare, capace di attirare le migliori energie nazionali per costruire un’Italia migliore, che guarda al futuro appunto. Ma è davvero così? A dubitarne sono in molti, soprattutto da quando l’ex numero uno di Confindustria ha dimostrato di voler dare al suo “pensatoio” una forma più strutturata, capace di vincere i confini capitolini. “Italia Futura” sbarcherà, infatti, a breve in tutte le regioni, organizzandosi in una rete di strutture locali che tesseranno una tela fitta e presumibilmente molto influente. Un progetto che Luca Cordero di Montezemolo ha intenzione di centrare coinvolgendo non soltanto noti imprenditori italiani, ma anche importanti rappresentanti della società civile, senza sbarrare la strada ai politici.
Tra i “montezemoliani” già acquisiti: Andrea Mondello, ex vicepresidente di Confindustria oggi arruolato nelle fila dell’Api; Maria Paola Merloni, deputata del Pd e figlia del patron dell’Indesit; Carlo Pontecorvo, proprietario della Ferrarelle; Luciano Cimmino, presidente del gruppo Carpisa-Yamamay. Ma sarebbero in corso anche le “trattative” con Ivan Lo Bello, presidente della Confindustria Sicilia in prima linea nella lotta contro il “pizzo” e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Un mix di alta imprenditoria che strizza l’occhio alla politica, proponendosi come alternativa ai partiti tradizionali, organizzati secondo schemi considerati ormai superati. Stando ai più maliziosi, insomma, Montezemolo starebbe organizzando la sua “discesa in campo” in modo innovativo, investendo sul know-how delle varie persone coinvolte in “Italia Futura” in modo trasversale. Un progetto ambizioso, che avrebbe spinto l’imprenditore bolognese a favorire la costruzione di un’architettura fondata sull’organizzazione territoriale. Nel Lazio, nelle Marche e in Campania prima, e nel resto dello Stivale poi. E se sarà politica, si vedrà.
Maria Saporito