Previdenza complementare ancora trascurata

Solo un lavoratore su quattro ha aderito fino ad oggi ad un fondo pensione.

La previdenza complementare non è, almeno per ora, l’ancora di salvataggio per il tracollo delle future pensioni, che dai dati Inps per i giovani assunti ora ammonteranno al 45% circa dell’ultimo stipendio.

Dall’ufficio studi della Cgia di Mestre fanno sapere, infatti, che, tralasciando chi presta servizio nel pubblico impiego, solo un lavoratore su quattro si è iscritto ad un fondo, autonomo o dipendente che sia. In termini assoluti, poco più di 5 milioni circa su un totale di 21,5 milioni di lavoratori. I rimanenti 16,5 milioni hanno preferito mantenere il loro Tfr in azienda.

In termini di montante maturato dai lavoratori dipendenti italiani, la Cgia, su dati Covip, sottolinea come solo 5,1 miliardi di euro, dei circa venti totali di Tfr, sono destinati a forme di previdenza complementari, mentre quasi sei miliardi sono accantonati nel fondo Tesoreria Inps e oltre 12,7 miliardi di euro restano nelle imprese.

Dei cinque milioni circa di dipendenti che hanno aderito alle forme di previdenza complementare, due hanno aderito a fondi pensione ‘negoziali’, circa 820mila hanno scelto quelli ‘aperti’, e poco più di 1,5 milioni hanno optato per i Pip (Piani Individuali Pensionistici).

Sul versante rendimenti, Giuseppe Bortolussi, segretario dell’associazione di piccole imprese e artigiani di Mestre, fa sapere che “in questi ultimi due anni di crisi finanziaria, quei lavoratori dipendenti che hanno lasciato il Tfr in azienda hanno ottenuto un rendimento del 4,7%, Chi si è iscritto a un fondo negoziale ha ottenuto l’1,7%. Persino negativo è stato il tasso di chi ha devoluto il proprio Tfr nei fondi pensione aperti”.

Le imprese, dunque, hanno beneficiato di maggiore fiducia, ma, ha aggiunto Bortolussi, “una valutazione più puntuale potrà essere fatta solo quando si ragionerà sul medio-lungo termine”.

Marco Notari