Di lui si sa ancora poco, oltre al nome: Jared Lee Loughner. Ma si è quasi sicuri del fatto che non era solo, quando ha iniziato a sparare all’impazzata a Tucson, in Arizona, durante un comizio politico in cui sono state uccise cinque persone e ridotta in fin di vita la deputata democratica Gabrielle Giffords.
Il day after la strage, che fa fatica a essere archiviata come uno dei tanti fatti di cronaca nera che periodicamente accadono negli Stati Uniti, le maggiori testate giornalistiche e i più illustri analisti si sono interrogati sul possibile movente che ha spinto il ventiduenne Jared a compiere il gesto. Dal canto suo, l’Fbi sembra essere certa che la tragedia abbia un’origine politica.
Chiamati a raccontare chi fosse Jared Lee Loughner, quasi tutti, tra quelli che lo conoscono, lo hanno definito come un ragazzo instabile, forse depresso, uno che ai tempi del college «dava fastidio a tutti con scenate insensate» come racconta dalle pagine del suo blog Lynda Sorenson, ex compagna dell’assassino ai tempi del college.
Scovando nel passato del ragazzo, che al momento sembra essersi chiuso in un silenzio, senza dare l’impressione di voler collaborare con gli agenti federali nelle indagini sui possibili complici, si è scoperto che il ventiduenne aveva sempre avuto una passione sfegatata verso le armi da fuoco e che, tempo addietro, aveva anche tentato di entrare a far parte dell’esercito statunitense, non riuscendo però a coronare il sogno.
Ma anche senza una divisa addosso per Jared – come per tanti altri statunitensi, ci verrebbe da dire – non è stato difficile procurarsi un’arma e diventare giustiziere per un giorno.
Mentre ci si chiede chi sia colui che ha aiutato il giovane a realizzare la strage, la nazione che si dichiara esportatrice sana di democrazia nel mondo farebbe bene a fermarsi un attimo e cercare di capire verso quale futuro si sta dirigendo.
Nella foto: l’autore della strage di Tucson, in una foto divulgata dal New York Times.
S. O.