Cetto La Qualunque scende in piazza con i gazebo elettorali

Quando le elezioni si avvicinano i politici devono entrare a stretto contatto con l’elettorato, si sa. Non fa eccezione nemmeno Cetto La Qualunque, il politico più abusivo d’Italia impersonato da Antonio Albanese, che in vista della sua personale sfida – l’uscita del film Qualunquemente, dal 21 gennaio nelle sale per Fandango e Rai Cinema – sarà presente con dei gazebo nelle piazze di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Bari il 14 e 15 gennaio. Presso gli stand i visitatori troveranno gadget e vademecum per tenere sempre a mente la filosofia tutta torpiloquio e volgarità che ha fatto di La Qualunque uno dei personaggi più celebri della nostra televisione.

Nulla di nuovo sotto il sole, comunque, visto che i più accaniti sostenitori del politico calabrese e del suo Partito Du Pilu possono già spulciare da cima a fondo il programma elettorale sul sito www.partitodupilu.it. “Basta con la disoccupazione! Basta col carovita! Basta con la giustizia!“, oppure l’ormai classicissimo “Più pilu e cemento per tutti!” sono solo due degli slogan che accompagnano la scesa in campo (o, per dirla con lui, la “salita” in campo) di La Qualunque, scandalizzato dall’ondata di legalità che sta percorrendo tutto lo stivale. Per inviare il suo messaggio il politico si è anche cimentato in un’interpretazione canora, rivisitando a modo suo il brano Onda Calabra della band Il Parto delle Nuvole Pesanti.

Comunque non c’è da preoccuparsi, l’Italia è ancora ben lontana dall’essere contaminata dal virus della giustizia. Dopotutto era stato lui stesso a recitare il Requiem dell’etica politica nell’apparizione a Che tempo che fa di Fabio Fazio, il giorno di Capodanno: “Il 2010 – ha detto Cetto davanti a 4 milioni di telespettatori – ci ha regalato molte soddisfazioni e alcune ottime notizie, tra cui un decesso eccellente: dopo lunga e penosa malattia, è morta la morale!“. E si ride con l’amaro in bocca.

Sono passati tanti anni da quando Antonio La Trippa, il mediocre e ingenuo politico interpretato da Totò ne Gli Onorevoli, trovava la redenzione finale nel discorso ai cittadini di Roccasecca, denunciando tutte le malefatte a cui i suoi colleghi di partito volevano costringerlo. Poco però sembra cambiato nella prassi politica; o, perlomeno, poco sembra cambiato nella percezione della politica che ha il popolo. Cetto è quindi un’incarnazione di questo sentire comune, una sublimazione della santa triade edilizia-corruzione-qualunquisimo che gli italiani riconoscono in molti politici (e, a volte, anche in loro stessi); con la differenza, però, che La Qualunque non ci gira troppo intorno e dice tutto a chiare lettere. Dopotutto è lui stesso, storpiando le parole di Massimo D’Azeglio, a dire: “Ci siamo fatti l’Italia, ora ci facciamo gli italiani!”.

Roberto Del Bove