Quella che sorgerà tra qualche ora sarà una giornata di disagi per i cittadini genovesi.
Dopo le difficoltà patite qualche giorno fa a causa degli intoppi nel sistema idrico, gli abitanti del capoluogo ligure dovranno fare i conti con lo sciopero di oltre 2.500 dipendenti dell’Amt, che dichiarano ventiquattro ore di protesta contro il nuovo piano proposto dall’azienda che prevederebbe la riduzione delle linee, la cassa integrazione per oltre 200 dipendenti e l’aumento del biglietto bus di 30 centesimi a partire dal prossimo primo febbraio.
I disagi riguarderanno il servizio di bus, che garantirà il normale svolgimento delle corse soltanto nelle fasce orarie che vanno dalle 6 alle 9 del mattino e dalle 17,30 alle 20,30, ma anche il tratto ferroviario che collega Genova a Casella.
I rappresentanti dei dipendenti Amt, riuniti attorno alle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, Faisa-Cisal e Ugl, fanno sapere che, oltre a non avere nessuna intenzione di accettare il nuovo piano aziendale, nei prossimi giorni proporranno un’alternativa a quella che già definiscono come una decisione buona «a far retrocedere il trasporto pubblico di Genova a livelli di terzo mondo».
Per Corrado Cavanna, esponente della Filt Cgil, l’Amt «ha previsto tagli insostenibili all’occupazione e al servizio, muovendosi in modo ragionieristico».
Inoltre, se si va a spulciare la proposta proveniente dai vertici dell’azienda si scopre che viene pianificato nel nuovo piano industriale altri 220 esuberi oltre alla riduzione da 31 a 28 milioni dei chilometri percorsi, il trasferimento di 80 lavoratori al Comune con l’impegno di trasformarli in ausiliari al traffico e l’aumento delle tariffe che vedrebbe salire a 1,50 euro il prezzo del singolo biglietto bus, mentre per gli abbonamenti è previsto un aumento del 20-25%.
S. O.