I tifosi italiani sperano vivamente che sia lui l’erede naturale di Valentino Rossi. Simpatico, semplice e di talento, Marco Simoncelli nel giro di tre anni è riuscito a dimostrare a tutti il suo talento, vincendo un campionato del mondo nelle 250 e debuttando nella classe regina come pilota ufficiale Honda. Un passo davvero importante per la sua carriera, che inizialmente pareva difficile e avaro di soddisfazioni. Solo verso la fine del campionato la serenità è tornata e i tempi hanno cominciato ad essere importanti, segno che in uno solo anno Simoncelli ha imparato molti segreti del mestiere, confermando le sue abilità e facendo ben sperare per la prossima stagione.
Ricerca della messa a punto
Passare da una 250cc motore due tempi ad una 800cc motore quattro tempi non è stato mai facile. Due mondi opposti, due concezioni e progetti diverse che richiedono tempo e dedizione. Simoncelli aveva capito immediatamente tutto questo, già a partire dal primo test stagionale a Sepang. Fatica nel segnare tempi interessanti con rovinosa caduta nei giri finali. Bisogna reimpostare il lavoro da zero, costruire nuove basi per poi cercare di posare un solido progetto. Per tutta la stagione Marco ha cercato di capire la nuova moto. Ne ha studiato il comportamento e scoperto i segreti. Particolari difficoltà si sono riscontrate nella parte elettronica, visto l’immane quantità di dati ed assetto disponibili. Un problema poi risolto con l’arrivo di un ingegnere ufficiale Honda che ha chiarito le idee al pilota e al suo box, dando un prezioso aiuto nelle ultime gare. Vi è ottimismo in vista delle nuove sfide, sperando che oramai la MotoGp non abbia più segreti per l’italiano.
Comportamento in qualifica
Un debuttante non può certo sperare di lottare immediatamente con i più forti. Per divenire i migliori nella MotoGp occorre essere pronti al 100% in ogni campo, dal feeling con il circuito alla messa a punto della moto. Simoncelli partiva con l’intenzione di classificarsi giusto dietro i cinque Top Driver, ma molte volte non è riuscito nell’impresa. Tra crono tutt’altro che esaltanti e avversari duri da battere, la sessione di qualifica per Marco poche volte è stata positiva. Posizioni da metà schieramento in poi, lontano dall’obbiettivo iniziale e grosse lacune nel set-up del mezzo che non trasmettevano sicurezza. Solo negli ultimi tre appuntamenti mondiali l’andamento è cambiato in meglio, prova del fatto che il pilota pian piano ha imparato a gestire la situazione e con i mezzi giusti riesce ad esprimersi ad alti livelli.
Comportamento in gara
Si è passati dalle mediocri posizioni guadagnate nella prima parte della stagione, alla crisi di metà anno sino alla improvvisa crescita nell’ultima parte. Le primissime gare Marco ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire gareggiare nella MotoGp. Tempi record ad ogni giro, concorrenza agguerrita ed immane sforzo fisico. Capitava che giunto alla fine era completamento spossato visto il terribile sforzo fatto per mantenere un ritmo veloce per tutta la durata della gara. Capito e risolto il problema della resistenza fisica, è sorto quello del feeling con la moto. I mesi passavano ma i miglioramenti stentavano a venire, mostrando grandi difficoltà nel tenere il passo dei primi dieci. Partenza buona, ottima performance nei primi giri e poi un lento ed inevitabile tracollo. Un andamento proseguito per molte gare, finchè la Honda non gli ha portato un ingegnere specializzato nella gestione elettronica, ed allora è iniziato il recupero di performance e fiducia. La parte conclusiva è stato un continuo crescendo, provato dal quarto posto in Portogallo. Il talento è velocità quindi vi sono, manca solo la continuità di risultati e la consapevolezza di farcela.
Pressione psicologica
Un debuttante di solito è privo di pressione mediatiche, visto che il suo status di apprendista lo agevola molto e lui non deve fare altro che imparare dai proprio errori e cercare di fare il possibile in pista. Discorso simile anche per Simoncelli, con la piccola aggiunta che sia la stampa che gli appassionati si aspettano grandi cose da lui. Dopo aver vinto il titolo mondiale 250 nel 2008, Simoncelli è divenuto uno dei motociclistiche più noti in Italia, capace di conquistare il pubblico per la sua simpatia e semplicità. Ovvio quindi volerlo vedere nel gruppo dei primi, magari nella battaglia per il podio o addirittura per la vittoria. Vi sono grandi aspettative su di lui, e se nel 2010 sono state accantonate visto che era un debuttante, l’anno prossimo dovrà stare attento a gestire la inedita pressione mediatica, continuando con la crescita senza incorrere in errori dati dalla troppa foga o stress. Fattori che in passato ha mostrato di accusare.
VOTO
L’apprendistato è chiuso. Un anno è passato e Simoncelli ora è pronto a vender cara la pelle. Il fatto di rimanere nel team Gresini è un ottimo fattore, visto che così potrà continuare il lavoro impostato precedentemente e magari raggiungere importanti soddisfazioni e risultati. Il suo obbiettivo è divenire uno dei Top Driver della categoria, lottando contro piloti del calibro di Stoner, Lorenzo, Pedrosa. Inoltre vi è anche una particolare rivalità con Dovizioso, che sembra ricalcare a tratti quella di Biaggi-Valentino. Il 2011 quindi sarà una stagione certamente intensa e difficile. Il voto finale è un 7, visto che ha accolto con serenità la sfida, non si è arreso difronte alle difficoltà e ha concluso l’anno con degli ottimi risultati. Un percorso di crescita completo e utile che dovrebbe aver creato un Simoncelli ugualmente veloce ma più maturo e conscio delle proprio capacità. Tutte le risposte ai nostri dubbi le avremo solo con la prima gara della nuova stagione agonistica, sperando che tutto si evolva nel verso giusto.
Riccardo Cangini