Nuove ingiurie e minacce contro l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne.
Luogo del rinvenimento ancora una volta la città di Torino, che continua a essere al centro delle polemiche inerenti il referendum che si terrà tra gli operai dello stabilimento di Mirafiori, giovedì e venerdì prossimo.
Dopo la scoperta di ieri delle scritte contro il manager Fiat, con la ricomparsa di un simbolo, come la stella a cinque punte tanto cara alle Brigate Rosse, che in tanti pensavano sepolto, numerose sono state, oggi, le vie del centro che si sono fatte lavagna per lo sfogo di chi, evidentemente vicino al movimento operaio, vede in Marchionne la minaccia per alcuni dei diritti ritenuti fondamentali per i lavoratori.
Gli eventi di questi due giorni – e con essi anche le stilettate reciproche provenienti da entrambi gli schieramenti politici – sono sufficienti per ipotizzare che la questione Mirafiori possa pesare sul clima sociale italiano, ancor più di quanto fatto, nei mesi scorsi, dal caso di Pomigliano d’Arco.
A tal proposito, e con specifico riferimento a un possibile ritorno al terrorismo di sinistra, si è espresso il il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli: «Oggi come oggi non ci sono elementi concreti per temere un ritorno della violenza organizzata degli anni di piombo, anche perché sono convinto che i lavoratori e il sindacato, nonostante le tensioni del momento, sapranno rimanere sui binari del confronto democratico anche se duro».
Definendo poi come «irresponsabili e stupidi» gli autori delle scritte sui muri.
Nella foto: Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino.
S. O.