Lo hanno scoperto di recente i ricercatori dell’equipe di Valorie Salimpoor della McGill University di Montreal in una studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience.
Gli esperti – secondo quanto scrive Paola Mariano dell’Ansa – hanno visto che la propria musica preferita scatena sul corpo una serie di sensazioni tipicamente indotte da altre attività (o sostanze) che danno piacere: l’ascolto della musica di proprio gusto, infatti, modifica il battito cardiaco, il ritmo del respiro, la temperatura corporea e dà letteralmente i brividi.
La musica infatti sarebbe stata messa nella ricerca al pari di una droga, o al piacere dato dall’assaporare un buon piatto: allo stesso modo infatti porta nel cervello il rilascio della dopamina, detto anche il «neurotrasmettitore del piacere».
Mettendo in osservazione i volontari con Pet e risonanza magnetica, si è visto come il rilascio della sostanza è stato proporzionale al grado di piacere scatenato dall’ascolto, quest’ultimo misurato con parametri fisiologici e con i giudizi assolutamente soggettivi di coloro che si sono sottoposti all’esperimento.
Non c’è da stupirsi se si pensa che a quante volte la musica riesca a scatenare emozioni, dalla malinconia alla euforia, o riesca a far venire la pelle d’oca o a farci scatenarci a ballare.
Ma non solo: sono stati dimostrati i poteri lenitivi della musica dal dolore fisico, il suo ruolo terapeutico nella convalescenza post-operatoria e gli «effetti dopanti» durante l’attività fisica migliorando le prestazioni degli allenamenti, come è stato confermato da una ricerca pubblicata sul Journal of Sport & Exercise Psychology.
Ma cosa succede a livello fisico all’ascolto di una musica che consideriamo piacevole? È stato verificato che più una musica piace, più il suo ascolto è legato a manifestazioni fisiologiche di piacere, come il cambiamento del ritmo cardiaco e del respiro, della sudorazione e della capacità della cute di condurre corrente – parametro usato per misurare lo stato emotivo di una persona.
Martina Guastella