E adesso Pierferdy torna a dominare la scena. Dopo anni di “limbo” politico, trascorsi a leccarsi le ferite per quel colpo di testa che nel 2008 lo portò ad allontanarsi da Berlusconi, il leader dell’Udc torna in grande spolvero per consegnare a tutti una lezione imperitura: la ruota gira senza sosta e per un turno saltato, ne arriva subito un altro a concederti la seconda chance. E’ solo questione di tempo. E di pazienza.
Capita così che l’eterno centrista possa adesso permettersi di decidere le sorti di una partita politica aperta come non mai, sbocconcellando promesse a destra e sinistra, e proponendo l’avvento di un terzo polo intenzionato a polverizzare il bipolarismo consunto del nostro Paese. Un disegno tutt’altro che innovativo, che l’ex presidente della Camera smercia però come il più rivoluzionario dei progetti, il più coraggioso degli azzardi. Salvo poi scoprire che potrebbe trattarsi soltanto di un grande bluff.
Quando ieri Casini, dalle colonne de Il Corriere della Sera, ha promesso: “Voteremo sì alle iniziative serie del governo“, un raggio di sole deve aver illuminato le stanze di palazzo Grazioli. In quell’apertura del “figliol prodigo”, Berlusconi deve aver riconosciuto la preziosa manciata di ossigeno che consentirà al suo agonizzante governo di sopravvivere per chissà quanto tempo.
Una mossa quasi inaspettata e per questo ancora più apprezzata dai pidiellini, che hanno letto nel “patto di pacificazione” proposto da Casini la volontà di stendere la mano per garantire la tenuta del Paese. E quindi per favorire la conservazione dello status quo anche in politica. E per rinforzare il concetto, il leader dell’Udc ha rimarcato l’aut aut al Pd: non è concepibile – ha detto – ipotizzare un’alleanza anti-berlusconiana che vada da noi a Di Pietro e Vendola. Una pistola alla tempia del povero Bersani o, se si preferisce, la controprova che Casini ha già deciso da che parte stare. Nonostante le dichiarazioni pubbliche.
Il centrista è politico navigato e sa che ogni mossa non può essere consegnata senza veli alla gente, ma deve piuttosto transitare per “stazioni” più o meno macchinose, per passaggi più o meno fumosi. La trasparenza è spesso sintomo di ingenuità e Casini appare – da sempre – più vicino alla categoria dei “furbi”. Per questo, tra le latenti avances lanciate ieri al premier, molti hanno piuttosto notato i “paletti” astutamente posti, come: “Non possiamo essere la forza di completamento della maggioranza” o “E’ degradante pensare che un partito che oggi sta all’opposizione possa sedersi su una poltrona ministeriale“. Reticenze artatamente ostentate dal leader dell’Udc per camuffare il gattopardesco disegno. Fino al capolavoro di dissimulazione, firmato ieri durante la trasmissione “Otto e mezzo“: “Sarei un fesso – ha detto Casini a Lilli Gruber – se pensassi di fare il successore di Berlusconi”. Ma il paziente Pierferdy sa aspettare e spera che il tempo sia galantuomo.
Maria Saporito