L’accordo sulla Fiat di Mirafiori rischia di trasformarsi nell’ennesima “gatta da pelare” per il leader del Pd, Pier Luigi Bersani. A pochi giorni dal referendum col quale verrà chiesto alle tute blu di esprimersi sulla nuova proposta contrattuale targata Marchionne, il clima tra i democratici rischia di avvelenarsi, creando nuove tensioni tra chi ha deciso di sostenere la linea della Fiom (che considera inaccettabile sia l’accordo di Mirafiori che quello di Pomigliano) e chi, invece, pensa che sia inevitabile concedere un’apertura alla dirigenza della Fiat.
A dare man forte al segretario della Fiom, Maurizio Landini, all’interno del Pd ci sono l’ex sindacalista Sergio Cofferati, il senatore Vincenzo Vita, Roberto Della Seta, il giovane Fausto Raciti e l’ex Cgil Paolo Nerozzi, che interpellato sull’argomento, ha spiegato: “Il diritto di sciopero individuale viene negato e non c’è più rappresentanza”. Una “pattuglia” troppo risicata per sperare che la linea intransigente della Fiom possa essere promossa dalla nomenclatura che conta. Prima di incontrarlo, Maurizio Landini, nel corso di una conferenza stampa indetta ieri, aveva rivolto un appello all’indirizzo di Pier Luigi Bersani: “Da lui – aveva detto – ci aspettiamo che ci ascolti, capisca e decida autonomamente cosa fare”.
Un auspicio tradito a metà, dal momento che a conclusione del faccia a faccia che si è svolto ieri in via del Nazareno, il segretario del Pd ha sciolto gli indugi, dichiarando: “Si deve rispettare l’esito del referendum“. Una presa di posizione netta da quanto sostenuto con forza dal sindacato di Landini che, non solo non ha firmato l’accordo con Marchionne, ma considera improponibile riconoscere il risultato di un referendum dal contenuto minatorio.
Una distanza apparentemente incolmabile, per quanto Bersani abbia cercato di correggere il tiro aggiungendo: “Si deve comunque mettere mano urgentemente a regole di rappresentanza che garantiscano sia l’esigibilità degli accordi che i diritti individuali e sindacali di chi dissente. Siamo assolutamente interessati a che gli investimenti nel settore auto si realizzino”. Una sorta di “contentino” per dire a Landini e ai suoi compagni che le loro ragioni vengono comprese, rispettate ma non possono essere sostenute..
Diversa la situazione con le altre sigle sindacali: dopo aver congedato il numero uno della Fiom, ieri Bersani ha incontrato anche i segretari della Fim e Uilm, Giuseppe Farina e Giovanni Contento. Un incontro apparentemente più disteso, al termine del quale Farina ha dichiarato: “Secondo me Bersani voterebbe sì al referendum. Non può dirlo ma aver parlato di investimenti irrinunciabili e di rispetto per l’esito del referendum lo avvicina a chi ha firmato l’accordo”. E lo allontana dalla Fiom.
Maria Saporito