Il 2011 è arrivato carico di nodi da risolvere per i democratici. Per il partito di Pier Luigi Bersani, infatti, i giorni che precedono la riunione della Direzione (prevista per giovedì) appaiono segnati da una grande confusione e marchiati dal sentore che il vertice convocato per dopodomani sarà tutt’altro che pacifico. Perché? Tra le “rogne” con cui il segretario del Pd dovrà fare i conti ce ne sono almeno 4 che toglierebbero il sonno anche ai più scafati esperti di problem solving: vertenza Fiat, alleanze, primarie e “caso Sicilia”.
Quattro capitoli impegnativi, intorno ai quali le diverse anime del partito si “scorneranno” nel tentativo (difficilissimo) di trovare la quadratura del cerchio. Sull’accordo che Sergio Marchionne ha proposto ai sindacati per ridisegnare la posizione contrattuale degli operai di Mirafiori esistono forti divergenze: una sparuta rappresentanza democratica ha deciso di schierarsi al fianco della Fiom di Maurizio Landini, mentre la maggior parte ha preferito optare per una posizione meno “oltranzista”. Tra questi, lo stesso Bersani che ieri ha invitato tutti (Fiom compresa) a rispettare il risultato che verrà decretato dal referendum di giovedì. Un appello che il segretario ha lanciato senza troppa convinzione, ammettendo che la proposta di Marchionne lascia irrisolte molte questioni e che è necessario impegnarsi per ottenere un miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti Fiat.
Va, inoltre, segnalato che all’interno del partito, illustri esponenti come Piero Fassino (candidato sindaco di Torino) hanno deciso di schierarsi platealmente a favore dell’accordo proposto dall’ad della Fiat, invitando gli operai dello stabilimento piemontese a votare con convinzione ‘sì’. E non è che l’inizio perché al segretario del Pd toccherà fare i conti anche con lo spinoso tema delle alleanze. Fonti accreditate riferiscono che, nel corso del vertice di dopodomani, Bersani rilancerà la proposta di un “patto costituente” rivolto a tutte le forze responsabili dell’opposizione. Una proposta che incontrerà almeno due resistenze: la prima è quella del Movimento democratico animato da Veltroni, Fioroni e Gentiloni che rimproverano a Bersani la scarsa vocazione maggioritaria del partito. In pratica il Pd – è il ragionamento di Veltroni &co. – anzicché corteggiare le altre forze per cementare alleanze dovrebbe essere corteggiato.
Non solo: l’idea che il Pd stringa intese di largo respiro non piace ai tanti “scettici” del partito che – sulla scia di quanto sostenuto anche da Nichi Vendola – stimano irrealistico ipotizzare la realizzazione di una “cordata” capace di tenere insieme Vendola e Fini o Di Pietro e Casini. Il terzo nodo riguarda, invece, le primarie: da orgoglio democratico si stanno trasformando nel peggior incubo del segretario nazionale, che considera il ricorso alle consultazioni tanto care al governatore della Puglia una faccenda assolutamente secondaria. Bersani, in pratica, sostiene che al momento attuale è prioritario comprendere con quali partiti è possibile costruire un’intesa, anzicché intrattenersi sulla scelta di un leader di coalizione. Una considerazione che però gli viene contestata, anche all’interno dal partito, dai più smaliziati che leggono nella sua “reticenza” il timore di chi è consapevole di non poter avere la meglio su un avversario carismatico come Nichi Vendola.
E, infine, la Sicilia. Il Pd isolano è in subbuglio sull’opportunità di confermare il sostegno al governo regionale di Raffaele Lombardo. Il circolo di Caltagirone ha indetto un referendum tra i militanti che ha consegnato un risultato plebiscitario: il 97% dei votanti ha detto che bisogna “mollare” il governatore e riappropriarsi della propria identità all’opposizione. Un suggerimento che la dirigenza del Pd siciliano fatica ad accettare, preferendo piuttosto trincerarsi dietro decisioni muscolari e apparentemente antidemocratiche (il circolo di Caltagirone è stata commissionato e il suo segretario sospeso). Bersani è stato invitato da molti democratici a dire la sua sulla spinosa vicenda, ma al momento ha preferito astenersi. Fino a giovedì, quando i siciliani (ma non solo) che parteciperanno alla riunione di Direzione lo incalzeranno sul “caso Lombardo” e pretenderanno di avere una risposta chiara. E, qualunque essa sia, c’è da scommettere che sarà polemica.
Maria Saporito