Le “psicofotografie” di Ted Serios

Ted Serios, facchino d’albergo di Chicago, divenne famoso negli anni sessanta perché affermava di essere in grado di imprimere immagini su una pellicola fotografica Polaroid non esposta con la forza del solo pensiero.

Jule Eisenbund, psichiatra professionista, descrive queste “psicofotografie” in un libro uscito nel 1967 “In the World of Ted Serios: Thoughtographic Studies of an Extraordinary Mind” (“Il mondo di Ted Serios: studi psicofotografici di una mente straordinaria). Serios produceva queste immagini sotto effetto dell’alcol e molte di esse appaiono circondate da aree scure, e spesso sembrano essere versioni alterate di fotografie conosciute, o di luoghi reali.

Prima dello statunitense, nel 1910, Tomokichi Fukurai, professore di psicologia dell’ Università di Tokyo condusse esperimenti simili a quelli portati avanti da Serios su una presunta sensitiva Chizuko Mifune: i due però vennero tacciati l’una di essere una truffatrice e l’altro di essere un sempliciotto. Chizuko si suicidò e il professor Fukurai fu costretto a dimettersi.

Nello stesso anno di pubblicazione del libro di Eisenbund, nel numero di ottobre del mensile “Popular Photography” apparve un servizio curato da due fotografi e illusionisti dilettanti, Charlie Reynolds e David Eisendrath, che gettavano le prime ombre sulla produzione di “psicoimmagini” di Serios. Essi trascorsero una settimana a studiare da vicino le attività di Ted Serios, periodo di tempo durante il quale riuscì a produrre fotografie solo usando un piccolo tubo che puntava verso la macchina fotografica. I due giunsero alla conclusione che il tubo proiettasse immagini nella lente della macchina. Serios non si riprese mai del tutto dall’ accusa lanciata dal mensile, e si ritirò lentamente dalla pubblica piazza.

Nel 2007 è apparsa un’intervista al noto mago e matematico Persi Diaconis su “New Scientist” : egli afferma di essere stato pagato da  Martin Gardner, famoso illusionista e divulgatore scientifico, per osservare l’attività di Serios, e di averlo colto sul fatto mentre inseriva furtivamente un’immagine nel piccolo tubo attaccato alla macchina fotografica che usava. Il trucco di Serios sembra ormai essere chiaro, ma se qualcuno vuole provare il contrario, non ha che da trovare una macchina Polaroid, impresa alquanto difficile nell’era del digitale, sbronzarsi, e tentare di emulare gli esperimenti di Ted Serios.

Alice Ughi