Legali di Assange: Julian rischia la pena di morte negli Usa

Wikileaks sta affondando. Non ci sono abbastanza soldi e non potrà più sopravvivere al ritmo attuale.” Sono le prime parole rilasciate da Julian Assange all’uscita del Tribunale di Woolwich, dove il giudice Nicholas Evans ha stabilito che la Corte inglese deciderà sull’estradizione in Svezia soltanto ad inizio Febbraio.

Soddisfatto per l’esito dell’udienza il leader di Wikileaks ha voluto subito denunciare lo stato di emergenza nella quale si trova la sua rete: dopo il blocco dei conti, infatti, Assange ed i suoi uomini non riescono più a ricevere soldi dai donatori. Si stima che le perdite stiano girando intorno ai 500 mila euro a settimana. “Non potremo continuare per come vanno le cose – ha dichiarato l’imputato ai microfoni di Radio Europe 1. – Il numero delle nostre pubblicazioni quotidiane si è intensificato in questi ultimi tempi, ma gli attacchi contro di noi non sono mai stati così forti.

Ma purtroppo non si tratta soltanto di assalti informatici o bancari. Nell’ultima memoria presentata alla Corte, infatti, gli avvocati di Assange hanno denunciato pericoli ben più gravi: “Senza assicurazioni c’è il pericolo che il nostro assistito, se estradato in America, possa essere soggetto alla pena capitale.” Gli stessi avvocati, in proposito hanno citato le recenti dichiarazioni dell’ex candidato presidenziale repubblicano Mike Huckabee, e dell’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin: “I colpevoli della pubblicazione del Cablegate – hanno detto i due politici statunitensi – devono essere messi a morte per tradimento.

Sempre nella loro memoria gli stessi legali citano precedenti che dimostrerebbero “l’ingenuità della Svezia nel fidarsi di assicurazioni diplomatiche che le persone espulse non saranno maltrattate”, citando su tutti il caso di Mohammed Alzery, espulso in Egitto proprio dalla Svezia e il cui caso finì poi in una condanna in Commissione dell’Onu per i diritti umani.

Ed è proprio questo che si teme per Julian Assange: se estradato in Svezia, “c’è un rischio reale che gli Stati Uniti cerchino (la sua) estradizione o resa.” Per poi “finire prigioniero a Guantanamo, soggetto alla pena capitale.

Cristiano Marti