Infuria la polemica politica dopo le parole pronunciate in Germania dal premier Silvio Berlusconi in merito al referendum tra gli operai di Mirafiori. Secondo il presidente del Consiglio, nel caso in cui il referendum bocciasse l’intesa raggiunta “le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri Paesi”.
Il primo a tuonare contro il capo del Governo è il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. “Berlusconi non se ne accorge perché è un miliardario ma noi paghiamo a lui uno stipendio che gli sembrerà misero per occuparsi dell’Italia e fare gli interessi del Paese e non per fare andare via le aziende”, attacca il leader democratico, giudicando “vergognose” le parole pronunciate dal premier.
Per il numero uno di ‘Sinistra Ecologia e Libertà’, Nichi Vendola, “bisognerebbe denunciare per alto tradimento Berlusconi, non è una battuta”. Durante la conferenza stampa congiunta con il segretario della Fiom, Maurizio Landini, svoltasi a Torino, il governatore della Regione Puglia aggiunge a proposito dell’odierna dichiarazione di Berlusconi a Berlino: “Il Governo dovrebbe essere arbitro nel gioco degli interessi sociali contrapposti e dovrebbe costruire un tavolo negoziale. Vedo invece un Governo che è sceso in campo come dodicesimo giocatore da una parte, ma non dalla parte del sistema delle imprese, ma dalla parte di Marchionne”.
Duro è anche il commento che giunge dal portavoce dell’Idv Leoluca Orlando, secondo il quale “Berlusconi è un irresponsabile e oggi, sulla vicenda Fiat, ha gettato definitivamente la maschera. Così si capisce chi lavora per il bene del Paese e chi invece opera contro la legalità costituzionale, l’interesse dei cittadini e dei lavoratori”. “Un presidente del Consiglio, che è stato latitante nella vicenda Fiat – aggiunge Orlando – non può permettersi il lusso di affermare che un’impresa debba abbandonare l’Italia, senza ricordare che la Fiat, per tantissimi anni, ha preso contributi statali frutto dell’enorme sacrifico degli italiani ed ha fruito di una legislazione di favore”.
“Sappiamo che lui preferisce portare i suoi soldi all’estero e in società off-shore – è la frecciata velenosa dell’esponente dipietrista – pensa esclusivamente ai suoi interessi e non a quelli dei cittadini e degli operai che oggi sono costretti a subire il ricatto del padrone”.
“Mentre Sarkozy e gli altri premier europei impegnano risorse per trattenere l’industria automobilistica, Berlusconi è l’unico premier europeo che sostiene la delocalizzazione scaricando questa responsabilità su 5.500 lavoratori. Non proprio un leader coraggioso”, commenta il responsabile auto della Fiom, Giorgio Airaudo.
Le parole del premier avevano già trovato la secca replica del leader della Cgil Susanna Camusso, che a caldo aveva detto: “Non conosco nessun presidente del Consiglio di nessun Paese che si augura che se ne vada il più grande gruppo automobilistico dal suo Paese”. “Non conosco – aveva aggiunto la sindacalista – un presidente del Consiglio di nessun altro Paese che non pensi e non sappia che prima di tutto viene il lavoro per il suo Paese e le condizioni di cittadinanza dei suoi cittadini. Mi piacerebbe che non noi, organizzazioni sindacali, e non i lavoratori della Fiat, ma il mondo delle imprese e il mondo della politica dicesse a Berlusconi che se questa è la sua idea del Paese meglio che se ne vada”.
Raffaele Emiliano