Esattamente un anno un terribile terremoto distruggeva Haiti, uno dei paesi più poveri al mondo. Il sisma, di 7,0 gradi di magnitudo, con epicentro a 25 km dalla capitale Port-Au-Prince provocò la morte di 230mila persone.
Ad un anno dal terremoto, ancora lunga rimane la strada per la ricostruzione di un paese che, già prima di quel 12 gennaio, non aveva niente o quasi. E che nel corso dell’anno appena trascorso è stato colpito da nuove disgrazie, l’ultima, un’epidemia di colera che ha già colpito 170mila persone e che ha scatenato anche una vera e propria “caccia all’untore”. Oggetto di questa caccia sono gli stregoni vudu, anche se una ricerca francese sostiene che il colera sia giunto nell’isola con i caschi blu nepalesi della missione Onu.
Proprio le Nazioni Unite hanno definito la ricostruzione del paese americano come “una priorità assoluta per il 2011, ma anche una sfida pluriennale. Nonostante i tantissimi appelli delle organizzazione umanitarie, e i tanti soldi raccolti- ad oggi sono stati approvati progetti per circa 3 miliardi di dollari, la metà dei quali già trasferiti- ancora tanto resta da fare. La causa primaria resta l‘instabilità politica del paese: quasi due mesi dopo le elezioni presidenziali, ancora non si conosce il nome dell’uomo che dovrà guidare il paese nei prossimi anni. E a farne le spese, come spesso accade, sono i più piccoli. Secondo l’Unicef, dei circa un milione di haitiani che vivono ancora nei campi, 380mila sono bambini. E 4 milioni di minori, un anno dopo il terribile terromoto, hanno ancora problemi di accesso ai servizi sanitari e all’acqua potabile.
Tante le manifestazioni che in tutto il mondo ricordano quei terribili minuti in cui Haiti perse tutto. L’Assemblea dell’Onu oggi osserverà un minuto di silenzio in ricordo delle vittime, mentre nella capitale Haitiana Port-Au-Prince è prevista una cerimonia alla quale prenderà parte anche l’ex presidente americano Bill Clinton.
Annastella Palasciano