Berlusconi e Casini: nebbie su un possibile riavvicinamento

Di Pier Ferdinando Casini, si sa, ormai il premier poco si fida. Eppure a Berlusconi non sfugge che un sostegno dell’Udc potrebbe rappresentare la soluzione più efficace per rimettere in piedi il suo “acciaccato” governo. In questo contesto, pare dunque che siano stati riavviati i “negoziati” tesi ad accorciare le distanze tra i due schieramenti, benedetti – come sempre – dall’instancabile Gianni Letta. Difficile prevedere quale esito tali manovre potranno sortire; al leader dei centristi (uomo di punta della neo formazione terzopolista) non sfugge, infatti, il peso politico di un suo eventuale appoggio al governo e per questo starebbe meditando di “vendere cara la pelle”, avanzando richieste tutt’altro che contenute.

Ma i rumors sui mercanteggiamenti a rialzo di Pier Ferdinando Casini vengono smentiti dagli ambienti a lui più vicini, impegnati piuttosto a rimarcare la fedeltà ai nuovi alleati (Fini, Rutelli e Lombardo) e l’indisponibilità a fare da stampella al governo Berlusconi. Lo stesso Casini, interpellato ieri sull’argomento, ha confermato quanto dichiarato solo pochi giorni fa: “Se Berlusconi ritiene che i problemi del Paese si risolvano con due-tre parlamentari in più – ha detto – faccia pure. L’Udc voterà a favore solo se il governo presenterà provvedimenti positivi per il Paese”.

Nella sua analisi, le elezioni rimangono un’eventualità “perniciosa” per il Paese, tuttavia – ha aggiunto l’ex presidente della Camera – qualora si andasse al voto, il terzo polo si presenterà compatto alle urne. A rimarcare il concetto ci ha pensato anche il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa: “Berlusconi – ha osservato – non accetterà di farsi girare sullo spiedo con i magistrati che dovranno decidere di volta in volta se esiste il legittimo impedimento. A quel punto – ha chiarito il centrista – potrebbe avere la tentazione di andare a votare. E noi saremo pronti: in tre mesi metteremo su un’alleanza elettorale competitiva”.

“Se accettasse la nostra proposta di pacificazione e quella di Fini sulle riforme – ha continuato il segretario dell’Udc – Berlusconi potrebbe andare avanti fino alla fine della legislatura. Ma non mi sembra abbia la testa per fare queste cose. E poi la Lega – ha concluso – mette i bastoni tra le ruote e Tremonti non caccia un euro”.

Difficile comprendere, insomma, se tra il presidente del Consiglio e il leader dei centristi esistano realmente la volontà e le condizioni per favorire un riavvicinamento o se, al di là delle rispettive cautele, debbano piuttosto essere scorte le geometrie di due navigati politici impegnati a costruire la reciproca fine. Politica, s’intende.

Maria Saporito