Ignazio Massimo Civello, 62enne primario del reparto di Chirurgia toracica dell’ospedale di Ragusa, è stato arrestato oggi dai carabinieri del Nas. L’uomo è accusato di aver spinto i suoi pazienti a scegliere interventi chirurgici a pagamento in regime di attività libero professionale. Ma, soprattutto, è accusato di aver inventato false diagnosi e di aver eseguito operazioni di chirurgia per permettere ai pazienti di guarire da patologie inesistenti. Assieme a lui sono al momento indagati altri professionisti del medesimo reparto e altri membri del personale ospedaliero. Numerose le perquisizioni – presso le residenze e gli edifici ospedalieri – effettuate dai carabinieri.
L’ordine di custodia cautelare (domiciliare) nei confronti del primario è stato emesso dal gip di Ragusa Claudio Maggioni. Gli arresti domiciliari sono stati richiesti dal procuratore Carmelo Petralia, il quale ha coordinato un’inchiesta che è cominciata nell’agosto del 2008 e che si è conclusa circa un mese fa.
Le accuse nei confronti del primario sono gravissime. Secondo gli inquirenti Civello avrebbe chiesto soldi ai propri pazienti in cambio di prestazioni a pagamento raccontando loro menzogne riguardo alla lunghezza delle regolari liste d’attesa. I pazienti, talvolta disperati, preferivano pagare (anche quando non ce ne sarebbe stato bisogno) pur di farsi operare dal dottore, che in qualche caso avrebbe persino manipolato le liste d’attesa stesse per dare la precedenza ai pazienti che sceglievano di essere visitati nei suoi studi privati.
Ma non è finita qui. Ci sarebbero infatti anche diverse falsificazioni del registro di sala operatoria: secondo quel che raccontano gli investigatori, in più di una occasione si è proceduto ad annotare sul registro il nome di un chirurgo che in quel momento, invece di eseguire l’intervento, si trovava altrove. Questo favoriva la crescita del numero di interventi ‘istituzionali’, che sono pagati direttamente dal Servizio sanitario nazionale.
Inoltre in alcuni casi Civello avrebbe eseguito i suoi interventi senza aver ottenuto il consenso informato da parte dei pazienti. Nessun scrupolo, di fronte alla possibilità di profitto: talvolta sarebbe addirittura arrivato ad asportare organi sani. Tra tutti i casi sui quali si è indagato, si parla dell’asportazione di un’ovaia sana a una paziente e dell’unico rene funzionante a un’altra – da lì in poi costretta alla dialisi. A un paio di ricoverati sarebbero stati asportati ‘tumori’ inesistenti, mentre un’altra paziente ancora si sarebbe dovuta sottoporre a un’operazione supplementare per la rimozione di una garza che le era rimasta nell’addome. Quest’ulteriore intervento sarebbe stato giustificato, anch’esso, da una diagnosi appositamente falsificata.
Gianluca Bartalucci