Quasi a voler rispondere, anche se a distanza, alle parole rilasciate dal criminologo Francesco Bruno, in un’intervista a CronacaQui, secondo cui «è difficile che Yara Gambirasio sia viva», oggi, è intervenuto il capo della Polizia, Antonio Manganelli.
In visita, stamane, alla questura di Bergamo, Manganelli ha cercato di fare il punto della vicenda del rapimento della tredicenne – portata via non si sa da chi, né perché – di cui, da più di un mese e mezzo, non si hanno notizie.
Il capo della polizia ha voluto assicurare tutti sull’impegno profuso dai suoi uomini, ma più in generale da tutti coloro che si stanno occupando del caso: «Sul caso di Yara, gli investigatori stanno lavorando con amore, senza guardare l’orologio, come si diceva una volta. Stanno lavorando su tutte le piste possibili, senza escludere nulla. Non ritengo il trasporto all’estero una delle piste privilegiate. Chi indaga ha il dovere di sperare che Yara sia viva».
Le parole di Manganelli, con il riferimento a un possibile sequestro con destinazione in un paese straniero, fanno riferimento a un’ipotesi che nelle ultime ore ha iniziato a circolare: la ragazza potrebbe essere stata portata subito fuori dai confini italiani, quando ancora il caso della sua scomparsa non fosse montato su tutte le prime pagine dei giornali e le ricerche non diventassero forsennate.
L’idea, tuttavia, potrebbe essere una parziale, e forse anche forzata, giustificazione del fatto che da quasi cinquanta giorni non si riescono ad avere indizi sulla dinamica dei fatti.
Al di là delle parole di quei testimoni, il giovane Enrico Tironi su tutti, che dicono di aver intravisto la ragazza in compagnia di due adulti proprio nei minuti precedenti alla sua scomparsa, Yara Gambirasio sembrerebbe essere stata risucchiata dal buio. Dalle zone limitrofe alla palestra tanto frequentata dalla tredicenne fino ai colli situati sopra Bergamo, gli inquirenti non hanno dimenticato nulla.
Ma, fino a ora, non è bastato.
S. O.