Referendum Mirafiori: nella notte l’affluenza supera il 97%

L’attenzione del Paese intero è rivolta ai cancelli dello stabilimento Fiat di Mirafiori. Dove da ieri sera i dipendenti sono stati chiamati ad esprimersi sul chiacchieratissimo accordo proposto lo scorso 23 dicembre dall’amministratore delegato, Sergio Marchionne. Un contratto “ad personam” che ha fin qui conquistato l’approvazione (seppure non entusiastica) delle varie sigle sindacali, fatta eccezione per la Fiom, il più grande sindacato degli operai metalmeccanici del Paese, che considera l’accordo di Mirafiori, così come quello di Pomigliano d’Arco, assolutamente inaccettabile.

I dipendenti Fiat del turno di notte hanno votato in massa, facendo registrare un’affluenza del 97,7%. In pratica dei 393 lavoratori presenti 384 hanno deciso di votare, mentre soltanto 9 hanno preferito “snobbare” l’appuntamento referendario. I lavoratori che hanno raggiunto la fabbrica nelle prime ore del mattino si sono diretti verso uno dei 9 seggi messi a loro disposizione (nel corso della notte ne è stato allestito soltanto uno) per fornire il loro contributo alla cruciale decisione. I seggi, monitorati da dipendenti addetti al regolare svolgimento delle consultazioni, chiuderanno per una breve pausa alle ore 13,00 e riapriranno alle ore 14,30 per permettere agli operai del turno pomeridiano di votare.

Le votazioni si concluderanno definitivamente alle ore 19,30 di oggi, quando a seggi chiusi, verranno avviate le operazioni di sfoglio che non dovrebbero richiedere molto tempo. Si tratterà, infatti, di prendere visione delle risposte consegnate dai vari lavoratori Fiat a una domanda tanto semplice quanto impegnativa: “Approvi l’ipotesi di accordo del 23 dicembre?“. La vittoria dei ‘sì’ certificherebbe la vittoria della dirigenza Marchionne e la preferenza per una politica aziendale più rigorosa, ma prefigurata anche come più remunerativa; la vittoria dei ‘no‘, invece, dimostrerebbe che gli operai di Mirafiori non sono disposti a retrocedere su alcuni diritti considerati fondamentali e spingerebbe a credere che essi siano maggiormente orientati a tentare la via più difficile: quella di una nuova, faticosa negoziazione con il vertice aziendale. Percepito da molti come sempre più lontano e disinteressato alla crescita torinese.

Maria Saporito