Il sipario del Teatro alla Scala di Milano potrebbe rimanere abbassato domenica prossima, 16 dicembre, sulla prima di “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”, a causa dell’iniziativa sindacale, promossa dalla Cgil, per protestate contro la mancanza di un idoneo piano di finanziamenti indispensabile per garantire un’adeguata produttività al teatro e ai suoi lavoratori.
Una scelta quest’ultima non condivisa dal consiglio di amministrazione del Teatro perché ritenuta gravemente lesiva e per nulla opportuna, in quanto metterebbe a rischio il normale svolgimento del primo spettacolo del 2011, un dittico di opere italiane che manca al teatro scaligero da ventitré anni.
«Non è naturalmente in discussione il diritto di esprimere anche attraverso lo sciopero il malessere dei lavoratori – si legge in una nota del Cda della Scala – ma in questo caso talune regole relative alle dichiarazioni di sciopero dovrebbero essere riconsiderate con le parti. Una decisione del genere, se confermata, comporterebbe un grandissimo danno per il pubblico, per gli artisti, per l’intero teatro e per le ricadute economiche sulla città e si aggiungerebbe ai molti gravi problemi che si sono accumulati negli ultimi tempi».
Il Consiglio di Amministrazione ha confermato il proprio impegno a ricercare le condizioni indispensabili a garantire l’equilibrio di bilancio, affinché il Teatro alla Scala conquisti quell’autonomia economica gravemente compromessa dai paventati tagli negli stanziamenti pubblici del 2010 e del 2011.
Valentina De Simone