Tunusia: i cittadini chiedono le dimissioni di Ben Ali.

A Tunisi in marcia lungo Avenue Bourghiba, fino ad arrivare davanti alla sede del “Ministero del terrore”, come recitava il cartello di un manifestante per protestare contro il Ministero dell’interno. Responsabile, secondo le migliaia di cittadini scesi oggi per le strade della capitale, della sessantina di morti denunciati dalle varie Ong.

Ma non solo Tunisi ha vissuto le proteste di un popolo ridotto allo stremo: sono molte le città che in queste ore protestano unite da un solo coro. Quello che chiede le dimissioni del presidente Zine al – Abidine Ben Ali. Una richiesta da parte dei cittadini nonostante ieri lo stesso Presidente, in un discorso Tv, aveva promesso la riduzione dei prezzi di pane, latte e zucchero, insieme ad una maggiore libertà di stampa e di accesso ad internet.

La risposta dei tunisini è stata tutt’altro che conciliante: in mattinata, nella capitale, davanti alla sede dell’Interno sono arrivate 5.000 persone urlando slogan contro Ben Ali e chiedendone le immediate dimissioni. La reazione del governo è stata quella di organizzare subito manifestazioni a sostegno dell’esecutivo, organizzate dal Partito di maggioranza, anche se la situazione sta diventando delicata col passare delle ore. Tanto che al Ministero degli Esteri si pensa già all’ipotesi di un governo di unità nazionale che possa traghettare il Paese ad elezioni anticipate.

Che anche il governo tema la definitiva esplosione della sommossa popolare, lo dimostra il divieto imposto oggi alle forze dell’ordine di usare le armi contro i manifestanti. Intanto le manifestazioni sono cresciute anche in altre città. Come Sidi Boudiz, dove la gente protesta già da un mese contro corruzione e povertà. Imminente anche lo sciopero generale della confederazione sindacale Ugtt, vero banco di prova per l’esecutivo, che valuterà se il discorso in Tv di Ben Ali ha avuto sul popolo l’effetto positivo sperato: “Avremo – prometteva ieri il Presidente – una società realmente democratica e maggiormente pluralista”.

Cristiano Marti