Prima il pronunciamento della Consulta sul legittimo impedimento. Poi il caso Ruby finito in tribunale. Il prossimo passo, secondo Pierluigi Bersani, saranno le elezioni. Imminenti, per niente lontane. Tanto che il segretario Pd parla di un’alleanza col terzo Polo come l’unica soluzione efficace per sconfiggere Berlusconi. L’unica strategia possibile, visti i tempi cortissimi che separano il Paese dalle urne.
“Secondo voi perché insisto su questa cosa? – ha domandato ieri ai suoi. – Perché secondo me ormai manca davvero poco alle elezioni.” Il problema però, secondo lo stesso Bersani sta nelle risposte che riceverà da Fini e Casini: “Vedo che oggi uno dice sì ed uno dice no. Ma se alla fine ci dicono di no, devono anche dire che cos’altro propongono al Paese.”
Già. Cosa proporre al Paese? Un quesito cui nemmeno il Pd potrebbe sottrarsi, dato che le continue sortite del segretario Pd intorno all’idea della “Santa alleanza” iniziano ad avere il sapore di una fuga dai problemi interni dello stesso partito. Contro l’idea di una coalizione estesa il più possibile si sono schierati i MoDem di Veltroni, Gentiloni e Fioroni, i quali stanno spingendo per un ritorno alla vocazione maggioritaria del Pd. “Il che vuol dire – spiega al Riformista il Modem Roberto Giacchetti – mettere in campo un partito moderato e innovativo che sappia essere attrattivo.”
Ed è proprio questo il nodo che rischia di mettere in minoranza Pierluigi Bersani. L’attuale sfaldatura interna del partito sta offrendo buon gioco a chi, al di fuori del Pd, ha già le idee chiare: “Solo una proposta innovativa ed attrattiva – prosegue Giacchetti – ti mette al centro della scena e costringe gli altri a rincorrerti. Ora, invece, siamo noi a rincorrere Fini, Casini, Vendola.”
E proprio il leader di Sinistra e Libertà rappresenta un’altra spina nel fianco del centro sinistra per il prossimo appuntamento elettorale. Dopo il primo invito da parte del dalemiano Nicola Latorre, dalle pagine del Riformista è partito l’invito di Goffredo Bettini, rivolto allo stesso Vendola, a confluire nel Pd, o comunque a collaborare alla creazione di un soggetto unico nel centro sinistra. Ma, pur raccogliendo la positività di tali aperture, il leader di Sel pone l’accento sulle critiche che continuano a piovergli addosso su primarie e manie di leaderismo, “critiche posticce, arzigogolate e barocche.”
Vendola preferisce, invece, parlare di alleanze che nascano dalla base, dall’elettorato, piuttosto che da isterici calcoli tempistici: “Se si parte dai soggetti sociali, invece che dal Palazzo e dalle sue alchimie, si può arrivare ad una coalizione più larga. Ma se si parte dalla definizione preventiva di una coalizione, si resta al gioco dei veti reciproci. Ed io a questo gioco non ha mai partecipato.”
Cristiano Marti