Fiat: a Mirafiori vince il sì con il 54%

Torino, 15 gennaio. Il destino di oltre 5000 operai più altre svariate migliaia dell’indotto si è compiuto.  Seguendo le dichiarazioni di Marchionne, la produzione automobilistica dovrebbe rimanere in Italia. Il risultato del voto dei dipendenti della fabbrica torinese si è infatti orientato sul “sì”, un voto che ha sostanzialmente diviso i lavoratori. 5.060 i partecipanti, 2735 i favorevoli alle modifiche delle condizioni di lavoro così come volute dalla dirigenza Fiat, pari al 54,05%. 2325 (45,95%) i contrari.

Il merito, o la causa, a seconda dei punti di vista, della vittoria dei sì, è attribuibile ai colletti bianchi. I primi quattro seggi, di frequentazione operaia (montaggio, lastratura) e intrisi  quindi di una forte presenza Fiom, avevano infatti dato tutti esito contrario rispetto a quello finale.

Il quinto, quello degli impiegati ha però ribaltato la situazione. 421 su 441 sono infatti state le schede a favore delle modifiche proposte da Marchionne.

E’ da dire che, anche prendendo in considerazione solo l’ambiente operaio, hanno prevalso i sì, anche se di pochissimo, con forti differenzadi in ogni singolo reparto. In buona sostanza, le nuove condizioni di lavoro non saranno uguali per tutti, nel senso che il tutto dovrà poi essere riportato alla natura del lavoro svolta dalle tute blu.

In un reparto dove esistono turni notturni, come quello della verniciatura, hanno prevalso i sì, a causa dei benefici economici dati dal lavoro di notte, mentre in altri, dove potrebbero accadere turni di 10 ore continuate, i no hanno avuto la meglio. Il referendum è, in ogni caso, sicuramente molto affidabile, data l’altissima affluenza consistita in quasi il 95% della popolazione intesa in senso statistico.

Se avessero vinto i no, la “minaccia”, come è stata chiamata da più parti, era quella di andare a produrre in Canada, sconvolgendo così l’intera economia di un’importantissima città come Torino. Il “ricatto”, altro termine fortemente utilizzato da molti per descrivere la situazione di Mirafiori, pare però essere stato visto dai dipendenti Fiat, più come una possibilità di continuare a lavorare che un ultimatum.

D’altra parte, come tanti operai intervenuti in trasmissioni radio e tv nei giorni precedenti al referendum non hanno mancato di spiegare con forza, all’interno della popolazione lavorativa di Fiat auto, esistono veri e propri drammi, di padri e madri di famiglia, con bambini da sfamare e mutui da pagare. Dopo una durissima lotta socio-sindacale, sembra aver prevalso l’aspetto puramente pratico di tutta la questione,  la salvaguardia del posto di lavorativa.

A.S.