A Mirafiori ha vinto la dignità operaia e la vertenza allo stabilimento torinese del Lingotto resta ancora aperta. E’ quanto dichiara in una nota Nicola Nicolosi, Segretario Confederale Cgil e Coordinatore nazionale dell’Area ‘Lavoro Società’ facente capo, a livello politico, alla Federazione della Sinistra, costituita da Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Il riferimento è alla ‘vittoria di Pirro’ del ‘Si’, raggiunta per una manciata di voti in più, grazie soprattutto alla schiacciante presa di posizione degli impiegati, i cosiddetti ‘colletti bianchi’, schieratasi compattamente per il ‘Si’ all’accordo di Mirafiori, duramente contestato dalla Fiom.
”I risultati del referendum tra i lavoratori Fiat a Mirafiori non lasciano spazio ad interpretazioni, nonostante la spudoratezza di certi commenti provenienti da altre sigle sindacali. Il 47% di ‘No’ segna oltre ogni dubbio la vittoria della dignità al cospetto di chi ha inscenato una vergognosa campagna ricattatoria contro gli operai pretendendo, in cambio di investimenti, la rinuncia a diritti indisponibili – sottolinea Nicolosi -. La Cgil si è schierata a fianco della sua categoria, rivendicando la dignità del sindacato maggiormente rappresentativo e di tutti i lavoratori, e ha poi assistito indignata alle intollerabili prese di posizione del premier Berlusconi a sostegno dell’irresponsabilità dell’ad Fiat Marchionne“.
“Ora – prosegue il coordinatore nazionale dell’area ‘Lavoro Società’ interna alla Cgil – governo e azienda devono prendere atto dell’esito del voto ben aldilà della risicatissima vittoria del ‘Si”’. “La competizione al ribasso – non manca di rilevare Nicolosi – quella che incide sulla riduzione del costo del lavoro e delle garanzie sociali lasciando intatte le vere ragioni del pauroso deficit di competitività del Lingotto, non aiuterà certo la Fiat a stare sul mercato globale. E’ dunque necessario che i vertici aziendali cambino immediatamente atteggiamento, rispettando fino in fondo le prerogative di tutti i dipendenti preoccupati sia per il loro futuro sia per la lesione sistematica dei diritti prevista dall’accordo stesso. La vertenza resta dunque aperta. E qualora dovessimo continuare ad assistere a provocazioni, a cominciare da nuovi ricatti contrapposti alla sacrosanta protesta, noi lanceremo immediatamente la proposta di nazionalizzazione della Fiat. Perché – conclude il segretario confederale del più grosso sindacato del Paese – stiamo parlando di un patrimonio dell’Italia e dei suoi lavoratori“.
Raffaele Emiliano