Il clima, ai cancelli di Mirafiori, cosiccome al Lingotto e nei principali talk show politici di seconda serata, è quello tipico delle lunghe notti elettorali, quando i dati che emergono dagli scrutini minuto dopo minuto vanno a delineare il profilo di un risultato in ogni caso storico.
Il primo dato, delineatosi già con lo scrutinio del primo seggio, portato a termine intorno alle 22.30, riguarda i lavoratori della catena di montaggio: gli operai che maggiormente sarebbero colpiti dalle conseguenze dell’accordo hanno rigettato il testo dell’accordo separato firmato da Marchionne con Cisl, Uil e Ugl.
Ai seggi 9, 8, 7 e 6, allestiti per gli operai della catena, il no ha prevalso con oltre il 53% dei voti; tutti, a partire dal sindacato di Landini, si aspettavano un maggior numero di voti contrari in quei seggi, ma nessuno, in realtà, aveva previsto che i no potessero toccare una solida maggioranza assoluta.
I “sì”, invece, avrebbero superato la soglia del 50% nei due seggi di verniciatura, n. 3 e 4, a fronte di una sostanziale parità conseguita nel reparto di lastratura, dove erano stati allestiti i seggi 1 e 2.
Sulla base di questi dati, rielaborati (anche grazie ad una sorta di “exit poll” realizzato nel tardo pomeriggio) da “Termometro Politico”, intorno alle 1 di questa notte è stata diffusa una previsione finale che vorrebbe decisivi i voti dei “colletti bianchi” dell’azienda, naturalmente in larga parte favorevoli all’accordo che colpisce quasi esclusivamente gli operai; a fine scrutinio, secondo la proiezione di TP, il “sì” si attesterebbe al 51,6%, a fronte del 48,4% del “no”.
Da segnalare, inoltre, il “giallo” che ha tenuto banco per alcune ore, arrivando a mettere in discussione la regolarità del referendum stesso: gli scrutatori del seggio 8 (montaggio), infatti, avevano registrato la “scomparsa” di 58 schede; in realtà, intorno alle 2.00, il mistero è stato risolto grazie all’intervento della Commissione Elettorale, che ha accertato che erano state vidimate più schede rispetto al numero dei votanti del seggio.
In attesa che siano fatti pervenire alle agenzie di stampa i risultati definitivi dello scrutinio, mentre le proiezioni parlano di un testa a testa (fonti interne allo stabilimento e vicine ai Cobas prospetterebbero addirittura un “50 a 50”), il dato certo della nottata è la sconfitta di Sergio Marchionne e di tutta Confindustria che, accantonata la diffidenza nei confronti del progetto “newco”, era comunque scesa in campo a fianco dell’ad del Lingotto, come dimostrato anche dall’intervento televisivo di Bombassei, ex leader di Federmeccanica.
Con un esito di sostanziale parità, a fronte di condizioni di ricatto ancora più pesanti di quanto visto a Pomigliano quest’estate, il Lingotto dovrà decidere se proseguire sulla strada dell’arroganza, che porterebbe ad una sorta di militarizzazione dello stabilimento, se non alla revoca stessa degli investimenti, o, al contrario, tornare sui propri passi e aprire una nuova fase di confronto con la Fiom e le sensibilità di quelle migliaia di operai che si sono espressi, nonostante tutto, contro l’accordo di Natale.
Una scelta che dipenderà da rapporti di forza che, dopo i sorprendenti risultati di stanotte, potrebbero essere ulteriormente rivoluzionati dalla giornata del 28 gennaio, quando la FIOM, con il sostegno dello sciopero generale dei sindacati di base, ha indetto una mobilitazione di 8 ore, con cortei in tutte le principali regioni del Paese.
Mattia Nesti