Milano, 14 gennaio. Organizzata dall’Università di Milano Bicocca, si è tenuta al centro congressi dell’ Hotel Grand Visconti Palace, una tavola rotonda con a tema la Riforma Gelmini. Il convegno ha ospitato gli interventi della delegata dalla Camera come relatrice, la parlamentare PdL Paola Frassinetti e il deputato del PD Walter Tocci. Presente anche il rettore dell’Università Bicocca, il Prof. Marcello Fontanesi, assieme ad alcune autorità accademiche.
24 slide passano sul megaschermo. Il loro contenuto è praticamente quello della stessa Riforma Gelmini, in sintesi. L’iniziale proposta è diventata legge il 23 dicembre 2010, grazie all’approvazione in Senato, con 161 voti a favore e 98 contrari. Tra i molti punti segnalati, vi è quello dell’autonomia delle strutture universitarie, soggette però a ricevere finanziamenti in misura minore se gestite in modo poco attento. Il personale sarà reclutato diversamente; si parla della tanto agognata meritocrazia. C’è poi la questione del Rettore; non più di sei anni, poi dovrà lasciare.
E’ stata prevista, inoltre, la possibilità di federarsi; un’università potrà quindi lavorare e svilupparsi di pari passo con altri atenei. E ancoraa, per quelle strutture che esuleranno dai nuovi limiti imposti, vigerà l’obbligo di ridurre il numero delle loro facoltà, non più di 12.
Il tema più scottante sembra poi essere quello riguardante i ricercatori (futuri professori potenziali quindi). Contratti di tre anni più tre e poi o dentro o fuori dall’università, secondo quanto riportato, con il “bonus”, per chi viene escluso, di aver comunque conseguito titoli per concorsi pubblici.
Paola Frasinetti, coinvolta direttamente come relatrice della proposta, difende a spada tratta tutti i punti della riforma. Secondo la deputata pidiellina i punti principali contestati sarebbero tre. Una ipotizzata privatizzazione dell’università, l’appesantimento normativo e l’astioso problema delle risorse.
Se il primo punto viene sostanzialmente smentito dall’esponente della maggioranza, sul secondo la questione si fa più complessa. Citando il ministro Gelmini, la Frassinetti spiega che sì, il problema dell’appesantimentto burocratico esiste, ma cio “è anche connesso al fatto che il sistema di valutazione non è ancora partito, ma – continua – ci sono i presupposti, all’interno della legge stessa, man mano, nel suo iter, di dare fiato all’autonomia, levando alcuni appesantimenti burocratici“. Una questione di tempi insomma.
La questione risorse si potrebbe forse riassumere così: non è andato tutto come era stato previsto, ma, probabilmente, in futuro ci andrà. Paola Frassinetti spiega che lei stessa aveva fatto un provvedimento per assumere 9000 ricercatori, bloccato però da Ministero del Tesoro per mancanza di fondi, e ripreso poi parzialmente grazie alla ” generosità” di Tremonti. Non più 9000 posti, ma 4500, esattamente la metà. La Gelmini pare abbia però promesso che in futuro si arriverà comunque al numero iniziale di assunzioni traminte concorso.
Ci vuole un “momento di confronto” conclude la parlamentare di maggioranza, pare di capire che la necessità che su questi argomenti si smetta di fare propaganda da una parte e ostruzione dall’altra sia abbastanza seria. Una “fase meno politica e più attuativa” quindi, risolverebbe, stando alle parole della Frassinetti, se non tutti, molti delle questioni attualmente ancora sul tavolo.
A.S.