Una donna incinta è stata lasciata sola nel bagno della sua camera del Policlinico di Messina durante le fasi finali di un aborto programmato perché i medici di turno erano obiettori di coscienza, ovvero contrari all’interruzione di gravidanza.
Il fatto agghiacciante è accaduto la scorsa estate. Ora, dopo mesi di indagini, il sostituto procuratore di Messina Liliana Todaro, ha notificato un avviso di chiusura delle indagini ad un medico di guardia della clinica di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio messinese, accusato di omissioni di atti di ufficio e di mancata assistenza.
La donna si era sottoposta a regolare ecografia di controllo, quando questa ha evidenziato gravi malformazioni del feto. Secondo quanto previsto dalla legge, la gestante ha fatto richiesta di aborto terapeutico programmato. Tornata nel Policlinico di Messina per il ricovero, la notte tra l’11 e il 12 luglio, la donna ha avvertito le contrazioni che precedono l’espulsione del feto, ma nessuno del personale medico e paramedico è intervenuto al momento di prestarle soccorso.
La donna trentasettenne, accudita in quel frangente dalla madre, è stata informata dagli infermieri di guardia che nessun medico di turno sarebbe intervenuto in quanto obiettori di coscienza, e per questo contrari per principi morali o religiosi all’aborto anche terapeutico (come nel caso di specie). Dopo essere stata invitata dal personale infermieristico a pazientare fino alla fine del turno per poter eventualmente trovare medici non obiettori, la gestante ha abortito nel bagno della sua stanza con la sola assistenza della madre. I medici sono intervenuti solo successivamente per eseguire l’intervento di raschiamento, pratica successiva all’espulsione del feto.
La donna ha successivamente denunciato l’accaduto. Dopo l’estate il sostituto procuratore Liliana Todaro ha emesso sette avvisi di garanzia per medici e infermieri del turno di notte e ora arriva un avviso di garanzia ad un medico di guardia, denunciato per mancato soccorso.
Adriana Ruggeri