E alla fine i dipietristi giungono alla sintesi. Dopo 2 giorni di dibattito a porte chiuse a Tivoli, l’esecutivo dell’Idv ha finalmente decretato la conclusione dei lavori, annunciando il raggiungimento di risultati soddisfacenti. La questione morale sollevata all’interno del partito da Luigi De Magistris, Sonia Alfano e Giulio Cavalli (dopo l’affaire Scilipoti e Razzi, i “Giuda” che hanno votato la fiducia al governo) è stata ampiamente affrontata e, con buona pace di tutti partecipanti, è stato riconosciuto che l’Idv è un partito sostanzialmente “sano”.
“Con forza – ha dichiarato Antonio Di Pietro – abbiamo riaffermato all’unanimità, compresi quelli che avevano posto il problema, che l’Idv è un partito sano e che proprio in quanto tale può capitare che, a volte, persone che vengono con doppi fini, poi si rendono conto che non c’è trippa per gatti e quindi se ne vanno in altri partiti per soddisfare i loro interessi personali. Noi – ha continuato l’ex togato – abbiamo deciso che chi non si riconosce nelle nostre idee, nella nostra politica, nei nostri modi di fare, deve lasciare l’Idv: o spontaneamente o spintamente”.
Soddisfatto anche uno dei tre grandi “accusatori” interni, il consigliere regionale lombardo, Giulio Cavalli: “Non è stata una conciliazione – ha spiegato – il partito ha fatto politica: si è dato gli strumenti di controllo nuovi. Ad esempio si è deciso che l’Idv non candiderà parenti e affini di esponenti già attivi nel movimento e che si valuteranno con più scrupolo le candidature sul territorio. Insomma – ha osservato Cavalli – la questione che abbiamo posto con la nostra lettera è stata accolta”.
“Siamo riusciti a ribadire che non c’è nessuna questione morale – ha rimarcato anche il capogruppo dei deputati dipietristi, Massimo Donadi – ma che alcune istanze, portate in buona fede, potevano trovare una soluzione”.
Tra le novità individuate dal direttivo, quella del “noviziato”: “Ci siamo dati delle regole ancora più stringenti – ha spiegato Antonio Di Pietro – sia in relazione alle candidature, sia per quanto riguarda la vita del partito. Abbiamo istituito il cosiddetto ‘noviziato’. Prima di avere incarichi e ruoli bisognerà rendersi conto di voler prendere veramente i voti. Dovrà passare almeno un anno – ha precisato il leader dell’Idv – per essere candidati e due prima di assumere ruoli di vertice”. Una sorta di gavetta codificata, per scongiurare il rischio di “carriere” fulminanti destinate a spegnersi troppo presto.
Maria Saporito