Già dopo la sua presentazione in anteprima al Festival di Venezia (dov’eravamo anche noi: cliccate qui per leggere la nostra recensione) l’ultimo film di Michele Placido, il biopic Vallanzasca – gli angeli del male, aveva suscitato non poche polemiche. Le accuse mosse al regista erano pesanti: aver “santificato” un criminale come Renato Vallanzasca, aver mancato di rispetto alle sue vittime, averlo reso affascinante a tal punto da essere un possibile modello per i giovani, ecc. Ora, a pochi giorni dall’uscita nelle sale prevista per il prossimo 21 gennaio, il film è tornato a far discutere, e di mezzo ci si è messa persino la Lega Nord.
La principale accusa – con annesso invito al boicottaggio di massa – è arrivata dal deputato leghista Davide Cavallotto: “Dopo aver pubblicizzato la mafia in tutto il mondo e reso celebre da Nord a Sud la sanguinaria Banda della Magliana di Roma – ha dichiarato Cavallotto – non ancora soddisfatto il cattivo maestro Michele Placido è salito in cattedra per elevare a eroe lo spietato assassino Renato Vallanzasca. Utilizzare giovani e affascinanti attori allo scopo di sdoganare l’immagine di personaggi che dovrebbero cadere nell’oblio per i crimini commessi è un insulto alla memoria delle vittime e una crudeltà verso i loro parenti”.
Immediata – e di polarità opposta – la replica da parte di Antonella D’Agostino, compagna di Vallanzasca dal 1996 e sua moglie dal 2008: “Ma quale trasformazione in eroe? Ma l’hanno visto il film? Mio marito dal film di Placido viene fuori molto peggio di quello che è stato. Invece di boicottare questi politici farebbero bene a documentarsi prima di parlare”. In realtà non sappiamo se Cavallotti abbia visto il film in anteprima; tutto ciò che sappiamo è che finché in Romanzo Criminale si parlava della malavita capitolina e degli oscuri poteri di Roma, la Lega taceva. Ora invece che si tratta di un criminale milanese…
D’altronde nel Belpaese del garantismo esasperato non poteva mancare il parossismo del caso: la madre di Vallanzasca ha infatti reso noto pochi giorni fa di voler ripresentare richiesta di grazia per il figlio, direttamente al Capo dello Stato. Lo stesso bandito della Comasina – macchiatosi di numerosi omicidi, furti e rapine negli anni ’60 e ’70, che gli sono valsi la condanna a quattro ergastoli – aveva però commentato la notizia rigettando l’idea: “Mia madre mi ha detto che ci vuole riprovare, con la richiesta di grazia. Io non penso sia il caso“. Fortuna che, ogni tanto, sono almeno i condannati ad avere un po’ di coscienza.
Roberto Del Bove