E arrivò il siparietto: il rapporto professionale tra Ignazio La Russa, ministro della Difesa, e Bianca Berlinguer, direttore del Tg3, è stato sempre segnato da istantanee memorabili, tra voci alte e abbandoni dello studio. Un’antologia che con l’edizione del Tg di questa sera si arricchisce di un nuovo episodio. Litigio in diretta, dunque: la conduttrice presenta il ministro e gli fa subito una domanda. Che deve suonare urticante all’esponente Pdl.
“Se le accuse sono infondate e risibili, non è il caso di dirlo alla Procura di Milano?”, chiede il direttore del giornale. “Non è obbligatorio – spiega il titolare della Difesa – c’è la possibilità di scegliere, la linea difensiva non vuol dire che si è colpevoli o innocenti, non si può desumere da quello che si sa. Tra l’altro, ho notato che non avete dato nessuna importanza a una cosa che Berlusconi ha detto per la prima volta, ma che io e alcuni di noi sapevano”.
La Berlinguer poi interrompe, per avvertire che la notizia è stata data in apertura. Ma La Russa continua: “Me la fate dire? La fate dire a me? Non avete dato nessun rilievo a una circostanza che noi conosciamo: lui è legato sentimentalmente a una persona da diverso tempo, una persona con la quale passa spessissimo le giornate e che era presente in molte delle occasioni che vengono contestate”.
Arriva, dunque, la replica della giornalista: il tempo è poco, dice, lo spazio è ristretto, e la notizia della “relazione” è arrivata a ridosso dell’edizione delle 19, poco prima della diretta nella quale, in Studia Aperto, il premier confidava il suo “affettuoso” rapporto. “Cosa consiglierebbe, andare o no in procura?”, chiede la Berlinguer, “Come giornalista direi che se non si presenta vuol dire che è colpevole. Come avvocato direi che il rito immediato è una forzatura e gli chiederei di pensarci prima di andare oltre”.
Quanto al voto, tuttavia, l’ex An si dice convinto: “Questa vicenda rafforza il governo e Berlusconi. Ma ha ragione Bossi: se non si puo’ governare si va a votare. Se dobbiamo pensare al nostro interesse andremmo a votare, non andiamo al voto per il bene dell’Italia”.
v.m.