Sono diversi anni che, soprattutto in Italia, cinema e tv insegnano che per parlare di cose serie bisogna essere poco seri e fare ricorso all’arma della comicità. Lo ha capito Checco Zalone, che pur avendo fatto un film eminentemente comico (e divora-incassi) come Che bella giornata non ha mancato di deridere la nostra italietta. E lo ha capito ormai da tempo Antonio Albanese, che dal 21 gennaio porterà nei cinema uno dei suoi personaggi più amati, Cetto La Qualunque, protagonista del film Qualunquemente, prodotto da Fandango e Rai Cinema.
Il film racconta la storia dell’imprenditore pregiudicato Cetto La Qualunque, richiamato dopo 4 anni di latitanza nel suo paese d’origine – la cittadina calabrese Marina di Sopra – da qualcuno interessato a farlo entrare in politica. Informato dai suoi vecchi compagni che nel paese sta arrivando una scandalosa ventata di legalità, La Qualunque allestisce una pomposa campagna elettorale per la sua candidatura a sindaco, sfidando De Santis, un maestro di scuola portavoce della nuova istanza giustiziera. Nel frattempo si trova però a gestire le proprie beghe legali e il malcontento delle due famiglie di cui è padre-padrone.
Il regista Giulio Manfredonia (Si può fare, I liceali) tinteggia un film dai toni quasi fumettistici (vedere scenografie e costumi per credere), parodia di un’Italia cementificata nei paesaggi e nelle menti. Istrione smargiasso e grottesco è il Cetto La Qualunque di Albanese, maestro di avverbi e vero perno del film, che oscura ogni pretesa di trama (di per sé esigua) e dei (seppur validissimi) comprimari. È stato lo stesso Albanese a dirlo: ci troviamo di fronte ad un film comico, e sebbene abbondino i riferimenti – voluti e non – alla realtà politica italiana, quello che tenta di offrire al pubblico è un ritratto surreale, approssimativo, ma significativo di quella che potrebbe essere la condizione del Sud come dell’intero paese.
Come ha sottolineato il comico di Olginate in conferenza stampa, la comicità è una questione di gusto personale. Ognuno è libero di ridere più o meno, ma è indubbio che il film abbondi di trovate sottili, battute, gag e dialoghi brillanti che trasudano cinismo. Un cinismo che non punta però ad aumentare la produzione di bile negli spettatori, preferendo la strada del riso amaro, a cui sempre più spesso ricorrono le commedie italiane di qualità. I comizi di La Qualunque coprono in buona parte una certa semplicità narrativa, che in fin dei conti, in un film-affresco come questo risulta di secondaria importanza. E tanto per dare un tocco di attualità in chiusura di articolo, riportiamo un’interessante constatazione di Albanese: “Due anni fa Cetto era un estremista; ora, con i tempi che corrono, è diventato un moderato“.
Roberto Del Bove