Tunisia, il nuovo governo non convince il popolo e tre ministri si dimettono

Il nuovo governo di unità nazionale instauratosi in Tunisia dopo la fuga dell’ex presidente Ben Ali non convice il popolo per il suo legame con il vecchio regime. Tre dei ministri del nuovo esecutivo guidato dal premier ad interim Mohamed Ghannouchi, intanto, si sono dimessi.

Manifestazioni popolari si stanno susseguendo in Tunisia per protestare contro il nuovo governo di unità nazionale guidato da Mohamed Ghannouchi. Ieri centinaia di persone si sono riversate nella centralissima avenue Bourguiba fino a quando sono intervenute le forze di polizia che hanno dispeso la folla sparando dei lacrimogeni. I manifestanti credono che il nuovo esecutivo – nel quale sono presenti ben 11 ministri dell’antico governo di Ben Ali-  non rappresenti una rottura con il passato, ma piuttosto un suo proseguimento dato che riprende uomini e idee del vecchio regime. “Non facciamoci scippare la rivoluzione” è il lemma che si sente ripete nelle strade.

Il nuovo premier Mohammed Ghannouchi respinge le accuse di aver dato vita a un governo legato al precedente. “I ministri che sono stati confermati nel nuovo governo tunisino – ha detto Ghannouchi – hanno sempre agito per preservare l’interesse nazionale” e “hanno le mani pulite”. “Tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella repressione in Tunisia ne risponderanno davanti alla giustizia” ha aggiunto il premier.  Nel corso di un’intervista ad una radio francese il leader tunisino ha sottolineato che Rachid Ghannouchi, esponente di spicco del partito islamista tunisino Ennahda che fu messo al bando da Ben Ali negli anni 90 potrà rientrare in Tunisia “solo dopo una legge di amnistia”.

Tre dei ministri del nuovo governo, intanto,  si sono già dimessi. Si tratta di Houssein Dimassi, Abdeljelil Bedoui e Anour Ben Gueddour appartenenti all‘Ugtt, Unione generale dei lavoratori tunisini, un sindacato che ha partecipato attivamente alle proteste contro Ben Ali e che, giusto stamattina, ha espresso la propria sfiducia al nuovo governo.

Annastella Palasciano