La notizia della morte del caporalmaggiore Luca Sanna avvenuta ieri in Afghanistan è tragicamente passata in secondo piano. Nel delirio nazionale che frulla mutandine e istituzioni, il decesso del 32enne alpino originario della Sardegna ma residente in provincia di Udine ha guadagnato soltanto un posto periferico nei media. Sanna, in compagnia di un altro militare, Luca Barisonzi, si trovava ieri mattina nei pressi di un avamposto vicino alla base di Bala Murghab. Qui è stato colpito mortalmente alla testa da un terrorista che indossava l’uniforme dell’esercito afghano.
Barisonzi, raggiunto da un proiettile alla spalla, è stato tempestivamente trasferito nel più vicino ospedale, ma le sue condizioni – che in un primo momento non avevano destato particolare preoccupazione – sembrano essersi fatte più serie. Il proiettile, infatti, stando ai beninformati, avrebbe raggiunto e compromesso il midollo spinale. “Per la prima volta dopo tanti anni – ha spiegato ieri il ministro della Difesa, Ignazio La Russa – non siamo più solo dentro le basi fortificate ma miriamo a controllare il territorio, e a fare in modo che la popolazione afghana possa rientrare nei propri villaggi”.
“Il che significa – ha continuato La Russa – avere avamposti di pochi metri quadrati difesi dai militari italiani e dai militari afghani e quindi più facilmente soggetti ad attacchi, sparatorie e conflitti con insurgents. Fin quando gli insorti erano lasciati padroni del campo naturalmente in quella zona non erano particolarmente pericolosi, ma nel momento in cui gli sottrai il controllo del territorio – ha precisato il ministro – come un lupo ferito cercano di azzannare“.
”Non voglio che l’opinione pubblica si assuefi a questi fatti luttuosi – ha quindi aggiunto il responsabile della Difesa – per questo occorre interrogarsi sui modi con cui le missioni devono essere condotte. Questo non significa mettere in discussione la bontà delle ragioni che ci portano a proseguire la missione in Afghanistan, ma quali debbano essere le condizioni di impiego dei nostri militari”.
Un concetto che il ministro ha ribadito questa mattina, interpellato da Maurizio Belpietro nel corso della trasmissione “Mattino5”: “Siamo in Afghanistan – ha ricordato – nell’ambito di una missione internazionale e verremo via quando lo farà anche il resto della missione internazionale. Non spetta al potere politico fare la strategia militare. Io posso solo dare indicazioni – ha aggiunto La Russa – e nel corso della riunione con i vertici militari di ieri ho detto che occorrono contromisure adeguate. Credo che ci si interroghi, come ha detto anche Berlusconi, sulla missione, ma penso anche che non tocchi a noi, in questo momento – ha concluso – vanificare lo sforzo di chi sta lì da tanto tempo”.
Maria Saporito