Protesta davanti al Metropolitan chiuso: “Giù le mani dalla cultura”

La manifestazione è partita con un flash mob in musica e un’entrata in sala coi vestiti di scena. È proseguita con la proiezione, per tutta la sera, de “La Grande Guerra” di Mario Monicelli, mentre per tutta la notte è rimasto appeso davanti al cinema uno striscione con scritto “Giù le mani dalla cultura”.

I precari dello spettacolo ma anche dei ricercatori e molti studenti dell’università hanno occupato ieri sera il cinema Metropolitan di Roma, venduto da Fininvest Immobiliare e chiuso al pubblico dalla fine di dicembre.

La cultura e la ricerca sono sotto assedio – spiegano i manifestanti in un volantino – Abbiamo scelto il Metropolitan come tappa simbolica della nostra protesta perché è patrimonio culturale e storico della cittadinanza, uno dei pochissimi cinema a offrire pellicole in lingua originale e con sottotitoli per i non udenti”.

La nostra idea di cultura non coincide con quella di chi amministra questo Paese e questa città – proseguono i precari dello spettacolo – , che predilige la ghiotta speculazione alla valorizzazione della cultura, che fa orecchie da mercante di fronte alla volontà di 9mila cittadini di non chiudere questa sala, ignorando che è anche una risorsa economica, come tutta la cultura e la ricerca”.

Se saremo in tanti resteremo qui tutta la notte – hanno annunciato attori, registi, scenografi, costumisti e tecnici dell’audiovisivo – E ora chiediamo un incontro con la nuova proprietà e il Comune per capire quale sarà la destinazione d’uso del cinema. Non accetteremo che venga trasformato in un centro commerciale o in un supermercato: a maggior ragione proprio il Metropolitan che faceva parte del “Circuito Cinema”, garanzia di qualità”.

A sostegno dei manifestanti, i sindacati Flc e Slc Cgil e Cub e alcuni senatori e consiglieri del Partito democratico, di Sinistra Ecologia e Libertà e della Federazione della Sinistra. “Siamo qui – hanno affermato Ivano Peduzzi e Fabio Nobile di FdS per ribadire ancora che questa città non è in vendita e che la cultura non è una merce. Il Metropolitan è e deve rimare uno spazio culturale”.

Martina Guastella