“Non c’è stata nessuna concussione, non c’è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. Non c’è stato nulla di cui mi debba vergognare. C’è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fini politici con grande risonanza mediatica”. Nel passaggio conclusivo del suo nuovo videomessaggio (realizzato ieri), Silvio Berlusconi appare quanto mai alterato. Alle sue spalle, le bandiere dell’Italia e dell’Unione europea e sulla scrivania i fogli del suo intervento, nei quali sono riportati alcuni brani delle testimonianze rese dai protagonisti del Rubygate.
Il presidente del Consiglio è agitato, arrabbiato per le accuse infamanti che i pm di Milano gli rivolgono e per questo ha deciso di comparire ancora una volta in video per mostrare ai Promotori della Libertà (e al Paese intero) le prove inconfutabili della sua innocenza. Si parte dall’incompetenza della Procura milanese: “Come prescrivono la legge e la Costituzione – ha spiegato il premier – entro 15 giorni dall’inizio delle indagini la Procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei ministri, l’unico competente per tutte queste vicende”.
“E’ gravissimo – ha continuato il Cavaliere – che la Procura voglia continuare ad indagare pur non essendo legittimata a farlo. Tra l’altro la Procura di Milano non era neppure competente per territorio. Infatti il reato di concussione mi viene contestato come se fosse stato commesso a Milano. Questo è palesemente infondato poiché il funzionario della Questura che ha ricevuto la mia telefonata in quel momento era, come risulta dalle stesse indagini, a Sesto San Giovanni. Quindi la competenza territoriale – ha notato il premier – era ed è del Tribunale di Monza“.
Poi la rivelazione: “Io vorrei andare immediatamente dai giudici per contrastare queste accuse e per ottenere una rapida archiviazione – ha dichiarato il presidente del Consiglio – ma non posso presentarmi a dei pubblici ministeri che non hanno competenza né funzionale né territoriale, anche per non avallare la illegittimità che sto denunciando. Ripeto, io vorrei andare subito dai giudici proprio perché i fatti contestati – ha insistito – sono talmente assurdi che sarebbe facilissimo smontare il teorema accusatorio“.
E dopo aver letto le testimonianze rese dal funzionario della Questura (che ha autorizzato il rilascio della ragazza marocchina il 27 maggio scorso) e dalla stessa Ruby che – a suo avviso – dimostrano la sua assoluta estraneità ai reati contestatigli, Silvio Berlusconi ha ribadito il concetto: “Ecco perché – ha spiegato – vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma con giudici super partes e non con pm che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica”.
Dopo la lunga argomentazione (durata più di 10 minuti), però, il presidente del Consiglio è riuscito a ritrovare il suo aplomb istituzionale per concludere il suo intervento con piglio quasi paterno: “Io sono sereno – ha scandito – state sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini”. Più che una promessa, una minaccia.
Maria Saporito