Federalismo, inquilini: cedolare secca è regalo a ricchi

Le modifiche sulla cedolare secca che il governo ha indicato nel decreto sul federalismo fiscale sono fumo negli occhi, e lasciano inalterata la sostanza iniqua del provvedimento. A dichiararlo è Walter De Cesaris, segretario nazionale dell’Unione Inquilini.

De Cesaris mette in evidenzia che le incongruenze del meccanismo di imposizione penalizzano in maniera molto drastica il canale concordato e danno vantaggi immotivati ai proprietari ricchi che praticano gli affitti più alti. “In pratica – spiega il rappresentante degli inquilini – chi dichiara redditi bassi e affitta a canale concordato ci rimette, chi invece dichiara redditi alti ne ricava un ulteriore sostanzioso guadagno”. Questo meccanismo, sempre secondo l’associazione in questione, determinerà un aumento dei canoni di locazione perché la convenienza di stare nel canale concordato si riduce.

La nota parla di una vera e propria “beffa”. Ovvero il fatto che “nel provvedimento si prevede che il differenziale del 3% tra canale libero e concordato andrà a sostenere un fondo, massimo di 400 milioni, per sgravi agli inquilini, con particolare riguardo a coloro con figli a carico. Ma, a differenza della cedolare secca, l’istituzione di questo fondo viene rimandata a un decreto ulteriore del governo e poi 400 milioni diviso 3 milioni e mezzo di famiglie in affitto da privati, fa la astronomica cifra di 9,50 euro al mese”. A parere di De Cesaris invece sarebbe bene “introdurre la possibilità di detrarre l’affitto, o almeno una sua parte, dalla denuncia dei redditi, coniugando equità sociale e lotta all’evasione fiscale”.

L’unione Inquilini mette l’accento anche su un altro punto, definito ironicamente da De Cesaris “un altro regalo del Governo agli inquilini”. “Nel mille proroghe – ricorda il comunicato – non è stata reiterata la proroga dell’esecuzione degli sfratti e con la legge di bilancio il fondo per il sostegno all’affitto per le famiglie con redditi bassi e l’incidenza dell’affitto sul reddito lordo superiore al 24% è stato tagliato dell’85%”. Il risultato è che più di 300.000 famiglie non avranno il contributo. “Contemporaneamente – conclude la nota – aumenterà il numero degli sfratti per morosità che ormai sono circa il 90% delle sentenze emesse”.

Mauro Sedda