Berlusconi non risponderà ai giudici. E Bossi inizia a temere le elezioni

Silvio Berlusconi non si presenterà al Tribunale di Milano che lo indaga per concussione e prostituzione minorile. Lo hanno comunicato questa mattina, con una nota indirizzata ai Pubblici Ministeri, i legali del Premier. Il motivo del rifiuto a comparire, però, non riguarda legittimi impedimenti di governo, ma l’opinione che gli avvocati ed il Cavaliere hanno espresso sulla competenza a giudicare sul caso Ruby: a processare Berlusconi, a detta loro, dovrebbe essere il Tribunale dei Ministri, non quello di Milano.

Intanto lo stesso Presidente del Consiglio, sfogandosi con alcuni ministri, avrebbe ribadito di non pensare minimamente alle dimissioni: dopo di me c’è solo il voto. Un atteggiamento che ha subito provocato la reazione del leader del Carroccio Umberto Bossi. Pur ammettendo che è inutile chiedere le dimissioni di Berlusconi, il suo pensiero sull’attuale situazione di governo, ormai soffocata dal parallelo con l’ultima vicenda processuale del Premier, il Senatùr lo esprime dietro un consiglio indirizzato al Premier: dovrebbe “andare un po’ a riposare da qualche parte. Qui ci pensiamo noi della Lega.

Un passaggio forte, che calca la mano sull’inversione nei rapporti di potere tra Pdl e Lega, laddove il Popolo delle Libertà è in questi ultimi giorni praticamente impossibilitato ad occuparsi delle politiche per il Paese: Gianni Letta in affanno con le gerarchie vaticane, le ministre Carfagna e Gelmini occupate a scandalizzarsi sulle accuse di prostituzione rivolte al loro Presidente, Giorgio Stracquadanio (quello che a Settembre difendeva la legittimità dell’uso del corpo per fare carriera) impegnato a sbracciarsi per minimizzare la brutta storia di Ruby (dalla telefonata in Questura fino alle notti di Arcore.

Ed è così che la bussola amministrativa del Paese è finita in mano alla Lega. Una bussola che col tempo si è trasformata in clessidra: se si realizza l’impossibilità a superare lo scoglio di quest’ultimo attacco mediatico, allora si tornerà alle urne. Anche se lo stesso Bossi, a chi gli chiedeva se le elezioni ad oggi sono più lontane, ha risposto “Spero di sì”. Segno che anche il leader della Lega inizia a temere che insieme alla nave del Pdl, ad affondare potrebbero essere tutti i suoi alleati.

Segno che, probabilmente, neppure il popolo del nord è riuscito a digerire quest’ultimo scandalo. E di fronte ad un terremoto politico le cui macerie potrebbero travolgere anche la prossima tornata elettorale, è assolutamente vitale tentare di ricostruire l’immagine del Governo prima che questo cada.

Cristiano Marti