“Noi del Pd lanciamo un’iniziativa per dare voce a tutti gli italiani indignati, che non possono più sopportare questa situazione. Dai primi di febbraio faremo in tutta Italia 10 mila gazebo per raccogliere 10 milioni di firme su un testo che dica semplicemente: ‘Vai a casa, dobbiamo iniziare a parlare dei nostri problemi'”. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ne è convinto: per agevolare l’uscita di scena di Silvio Berlusconi è necessario mobilitare le masse.
Per questo, intervistato ieri da Repubblica Tv, il leader dei democratici ha anticipato l’intenzione di girare per la penisola, spiegando agli italiani il motivo per cui non è più possibile tollerare la “permanenza” del Cavaliere alla presidenza del Consiglio. Gli ultimi accadimenti di Arcore e dintorni hanno segnato, secondo Bersani, il punto di non ritorno e certificato l’esigenza di correre ai ripari, chiedendo anche l’intervento dei cittadini.
“Attorno a quest’iniziativa – ha continuato il segretario del Pd – faremo kermesse, incontri, mobilitazioni; cercheremo di fare la nostra parte. Però – ha aggiunto – il mio appello si rivolge anche ad altri soggetti. Qui c’è di mezzo il futuro dell’Italia, non possiamo andare avanti settimane, mesi così, francamente – ha ribadito – non possiamo”.
Una mano tesa a tutte le forze dell’opposizioni che – ha spiegato Bersani – dovrebbero “mettere da parte le gelosie“: “Possiamo fare insieme quattro cinque cose per il Paese – ha detto – e poi andare alle elezioni. Se non sono d’accordo dicano che cosa pensano. Altrimenti sono pronto ad andare da solo. Tutti quelli che guardano oltre Berlusconi – ha precisato il leader dei democratici – sono degli interlocutori, ma faccio di nuovo presente che non c’è una soluzione che possa prescindere dal confronto con noi e invece su questo punto sento molta leggerezza”.
E sulla riforma del federalismo – che secondo i beninformati rappresenterebbe il vero collante dell’alleanza tra la Lega e il governo – l’ex ministro dello Sviluppo economico ha promesso battaglia: “Un decreto già negativo – ha notato – ci è stato proposto in modo totalmente stravolto, peggio di quello di prima. O loro rinviano e ci rimettiamo a discutere o votiamo contro. Mi vendono come federalismo – ha continuato Bersani – un testo che dà meno autonomia ai Comuni rispetto a prima di Berlusconi. Sappiate che in questo governo – ha aggiunto il segretario del Pd rivolgendosi agli esponenti del Carroccio – il federalismo non si farà, ma io ho l’impressione che nonostante l’insofferenza del popolo leghista il gruppo dirigente resti attaccato a Berlusconi in modo incredibile”.
Un’ultima considerazione, il leader dei democratici, l’ha riservata all’incontro che si svolgerà domani a Torino, per iniziativa dei veltroniani: “Dal Lingotto – ha detto Bersani – mi aspetto un contributo di cultura politica. Non credo che sia un appuntamento per un’alternativa alla mia segreteria. Io, Veltroni e gli altri parleremo di Italia e non ci guarderemo la punta delle scarpe perché saremmo irresponsabili”.
“Ci possono e ci devono essere arricchimenti e contributi – ha aggiunto il segretario del Pd – e noi stiamo incalanando i nostri progetti in appuntamenti di partito. Abituiamoci al fatto che ci sia una discussione. Quando c’è l’idea di un capo dove non si discute mai – ha concluso – poi si arriva agli esiti che vediamo”.
Maria Saporito