Caso Ruby, ragazze sfrattate da via Olgettina

E adesso dove andranno le ragazze di via Olgettina? Le giovani donne che, in maniera più o meno continuativa, hanno frequentato la villa di Silvio Berlusconi ad Arcore e che per questo, secondo le ipotesi formulate dai pm, hanno ricevuto in cambio (anche) appartamenti in comodato d’uso nel residence di Milano 2, sono state sfrattate.

Secondo quanto fin qui trapelato, la decisione dell’amministratore dello stabile sarebbe stata ufficializzata ieri attraverso una lettera inviata a tutte le ragazze domiciliate negli appartamenti di via Olgettina 65. Il motivo? Rappresentano un danno al decoro del condominio. E una bella “seccatura” per gli altri residenti, braccati giorno e notte dai cronisti che cercano di “scucire” informazioni sulle abitudini delle belle coinquiline. Da qui la decisione di allontanarle entro 8 giorni dal residence per ripristinare la calma precedente allo scoppio del Caso Ruby.

“Non è giusto, anche noi siamo delle vittime – ha commentato una delle ragazze coinvolte, Marysthelle Garcia – io avevo anche tolto il mio nome dal citofono perché mi insultavano giorno e notte. Ero a Firenze per lavoro, ma mi hanno telefonato le altre ragazze per dire che era arrivata questa lettera. Ho fatto controllare a casa mia e l’avevo ricevuto anch’io: è una lettera uguale per tutte, firmata dall’amministratore del condominio che ci dice che dobbiamo lasciare l’appartamento entro otto giorni altrimenti farà intervenire la forza pubblica”.

“L‘appartamento è intestato a me – ha continuato la valletta di Colorado Cafè – ci abito con la mia bambina, non so proprio dove dovrei andare adesso e dove potrei portare lei”. Il caso di Marystelle è effettivamente particolare: l’appartamento che divide con la figlia è intestato a lei, proprio come quello intestato direttamente a Barbara Guerra, altra protagonista del Rubygate. Gli altri quattro locali di via Olgettina, invece, (già perquisiti dagli inquirenti) risulterebbero intestati al consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti, che si sarebbe fatta “garante” delle altre giovani donne alloggiate nel residence di Milano 2, prive di regolare contratto di lavoro.

Maria Saporito