Roma: celebrati i funerali di Sanna. Il dolore della moglie e il presenzialismo istituzionale

Si sono da poco celebrate a Roma, all’interno della chiesa di Santa Maria degli Angeli, le esequie di Luca Sanna, il militare ucciso martedì in un avamposto a Bala Murghab in Afghanistan.

I funerali sono sempre un po’ tutti uguali ma, nel caso di caduti in guerra, vengono avvolti da una patina di ritualità, che non si capisce mai quanto sia frutto di sincera partecipazione istituzionale e quanto invece sia semplicemente parte di quel patriottismo che fa parecchio discutere, specialmente in casi di guerre come quelle che ci vedono coinvolti in Medio Oriente. Le chiamano missioni di pace, ma si muore.

Anche oggi, a Roma, c’è stato un gran dispiegamento di presenzialismo: oltre presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, erano presenti alla celebrazione funebre, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente della Corte Costituzionale De Siervo, il presidente del Copasir D’Alema, il sindaco di Roma Alemanno. Assente invece Silvio Berlusconi, dopo che in un primo momento era stata confermata la sua presenza.

La bara che custodisce il corpo del defunto è stata portata a spalla da sei alpini ed è stata accolta da un lungo applauso. E come da prassi, sono stati resi gli onori militari da un picchetto di interforze. Immancabile la presenza del tricolore ad avvolgere il feretro.

Quel che invece rimarrà ancora a lungo, anche dopo che i rituali sfarzosi saranno accantonati, è il dolore straziante della giovane moglie di Luca Sanna, incapace di farsi una ragione di ciò che c’era e adesso non c’è più. Il perché di questo sembra che lo abbia spiegato, ieri, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Ma a lei, Daniela, siamo sicuri sia importato davvero poco.

Il suo Luca non c’è più e sulla bara rimane solo la sua rosa rossa.

Simone Olivelli