Tre morti e più di venti feriti. Questo il primo bilancio della violenta manifestazione a Tirana contro il governo. Tra i contusi anche sedici poliziotti.
Per la giornata di ieri, si contano ventimila persone scese in piazza contro l’attuale amministrazione di Sali Berisha. Fuori dai palazzi del politica dissenso per il primo ministro, chiedendo le dimissioni. Esponente del Partito democratico, Berisha è capo del governo dal 2005. Ex medico, dal 2009 è presidente del suo partito.
Attualmente l’Albania rimane uno dei paesi più poveri d’Europa, con un passato di dittatura comunista e democratica dal 1991. Dopo l’ingresso nell’Onu, negli ultimi anni sta cercando di entrare nell’Unione Europea, anche se lo scorso anno Bruxelles ha bocciato la candidatura. I partiti d’opposizione al governo sono di tradizione socialista.
Oggi la situazione è decisamente più calma, dopo le colluttazioni e i danneggiamenti di ieri. Il premier assicura che il suo paese non farà la fine della Tunisia. “Nessun potere butterà giù quei cittadini albanesi liberi e fieri della loro patria” dice Berisha. Aggiunge inoltre, che i socialisti vogliono sedersi nei posti di governo con la violenza. A queste accuse, risponde Edi Rama leader del partito. “Il governo attuale ci porterà alla disfatta”. Intanto anche il commissario Ue Cathrine Ashton interviene sulla vicenda, spiegando che “le manifestazioni sono iniziative di libertà di espressione”, augurandosi che se vi saranno nuove, si svolgano con ordine.
Matteo Melani