Mentre le agenzia stampa diffondevano la notizia della sentenza della Cassazione che ha sancito la definitiva condanna di Totò Cuffaro a sette anni di reclusione colpevole di favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra e violazione di segreto istruttorio, sul web si sono scatenate le prime reazioni e quasi tutte ruotavano attorno a un punto interrogativo: l’ex governatore della regione Sicilia, andrà o no davvero in prigione?
Potremmo definirla un effetto da distorsione di cittadinanza: gli italiani, nel loro passato, si sono spesso imbattuti in delinquenti patentati che riuscivano a farla franca: una volta un indulto, un’altra l’intervento della prescrizione e, nei casi in cui ce ne sia stato bisogno, anche qualche leggina ad hoc, come nel caso di Cesare Previti.
Insomma non solo capita che chi rompe non paga, ma i cocci toccano sempre agli altri.
Stavolta, invece, potrebbe non essere così: Cuffaro si è già costituito all’autorità carceraria, in quel di Rebibbia. Dunque l’arresto dovrebbe essere effettivo.
Anche se a molti parrebbe impossibile e noi comprendiamo lo straniamento di quanti trovino quasi inaudito pensare che una condanna definitiva a carico di un politico famoso come Cuffaro, e per un reato di tale portata, possa concretizzarsi nei fatti.
Ma c’è anche chi, dopo la conclusione di tutta la vicenda, non è stato attanagliato da alcun dubbio, nessun punto interrogativo davanti agli occhi. E’ il leader dell’Udc ,Pier Fedinando Casini, il quale, insieme a Marco Follini, ha commentato con un comunicato la sentenza della Cassazione: «Nel rispetto per la sentenza, come è doveroso in uno Stato di diritto e tanto più da parte di dirigenti politici, non rinneghiamo tanti anni di amicizia e resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso».
Gli uomini valorosi non hanno paura di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Anche nei in casi in cui, questo, è rappresentato da una condanna per mafia.
Simone Olivelli