La vicenda è ormai nota: Silvio Berlusconi ha scelto di non comparire di fronte ai pubblici ministeri di Milano che lo hanno convocato per conoscere la sua verità sui presunti scandali consumatisi nelle sue residenze private. Il presidente del Consiglio ha deciso di difendere la linea adottata negli ultimi giorni, rinforzando la convinzione che la Procura di Milano sia incompetente. Di più: il premier è convinto che contro di lui sia stata azionata una vera e propria macchina giustizialista tesa a demolire la sua carriera politica. E pensa che i pm di Milano siano le persone “investite” dai suoi avversari per decretarne la sconfitta su tutti il fronti.
In questo scenario, Piero Longo e Niccolo Ghedini hanno ieri inviato una stringata comunicazione alla Procura milanese per informare dell’indisponibilità del loro assistito a comparire di fronte ai titolari dell’inchiesta. Ma cosa succederà adesso? I beninformati assicurano che la “mossa” del premier fosse stata ampiamente prevista dai pm di Milano, i quali stanno continuando a pieno ritmo le indagini, raccogliendo le testimonianze di altre persone variamente coinvolte nel Caso Ruby (ieri è stata la volta della ex prostituta Nadia Macrì, sentita per 5 ore dagli inquirenti).
Non solo, fin dal prossimo lunedì, la Procura di Milano potrebbe depositare una richiesta formale al gip di giudizio immediato per Silvio Berlusconi, valutando di avere tra le mani una mole di materiale sufficientemente corposo. A quel punto il gip dovrà autonomamente verificare se esistono le condizioni per accogliere una tale richiesta o se il contenuto delle testimonianze e delle eventuali prove fornite dai pm sia da ritenersi insufficiente o non probatorio. In questo secondo caso, il gip rimanderebbe le carte indietro ai titolari dell’inchiesta, che potrebbero a quel punto optare per una richiesta di rinvio a giudizio classica (che contempli cioè anche la fase preliminare delle indagini).
E i difensori del premier? Le loro manovre di azione sarebbero al momento assai limitate. Per ribadire la tesi fin qui avvallata e sollevare l’istanza di incompatibilità territoriale e funzionale sostenuta contro la Procura milanese Ghedini e Longo potranno solo aspettare che il processo venga avviato.
Maria Saporito