Cuffaro, il carcere e le preghiere che non ti ho detto

Totò Cuffaro si è sempre dichiarato devoto a santi e madonne. Da San Francesco di Paola a Santa Rosalia, quello che da molti è conosciuto come Totò Vasavasa (bacia bacia in dialetto siciliano, ndr) per l’abitudine di salutare calorosamente tutti quelli che incontra, non si è mai fatto mancare nulla.

Anche perché, in certi casi – e quello di Cuffaro ne costituisce uno esemplare – la protezione non è mai troppa. Se poi discende dall’alto, tanto meglio.

Ma capita anche che il potere dell’intercessione dei beati si vada a scontrare con il rumore sordo del martello di legno in un’aula di tribunale e in questi casi, per il condannato, si apre un dilemma religioso: non ci sono più i santi di una volta oppure a mancare sono stati gli atti di fede da parte del credente? Da escludere l’ipotesi che la condanna sia meritata e che quindi sia stata  fatta giustizia.

Cosa sarà passato per la testa dell’ex governatore della regione Sicilia, nel momento in cui i giudici della seconda sezione penale della Corte di Cassazione di Milano hanno confermato la condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato nei confronti della mafia e rivelazione del segreto istruttorio, replicando così la sentenza precedentemente emessa dalla Corte d’Appello di Palermo?

Difficile dirlo, lo potrà sapere soltanto chi è solito ascoltare le confidenze di Totò Cuffaro. E in questo caso, signori, parliamo di preti.

Ma la condanna definitiva del politico siciliano rimane tuttavia una sorpresa dopo che ieri si era diffusa la notizia della richiesta del procuratore generale, Giovanni Galati, di ridurre la condanna a Cuffaro per mancanza di prove tangibili che dimostrerebbero la sua volontà di favorire Cosa Nostra, nella figura del boss Guttadauro.

Le prime reazioni provenienti dal team difensivo di Cuffaro erano state positive e c’è chi confermava che l’indagato stesse attendendo la decisione dei giudici in una sorta di ritiro spirituale all’interno della Basilica di Santa Maria sopra Minerva, a Roma.

Saranno state preghiere, quelle di Totò, o già ringraziamenti per quella che a tutti sembrava essere già la prova di una grazia ricevuta?

Fatto sta che Cuffaro, adesso, andrà in carcere. Per un bel po’, gli unici voti a cui potrà interessarsi sono quelli verso la Madonna.

Simone Olivelli